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Monti rincorre Berlusconi «L'Imu? Anch'io la voglio abbassare»

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L'attacco:l'aumento delle tasse è colpa sua Pure il redditometro. È un pifferaio magico

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Erilancia: nessuna patrimoniale ma riduzione della pressione fiscale grazie ai risparmi della spending review finora bloccata dai partiti. Il Prof prova a cavalcare il tema del taglio alla pressione fiscale e lo fa da quella stessa platea («Porta a Porta») che Berlusconi ha sempre usato per lanciare i temi forti della sua campagna elettorale. Il tentativo del premier è quello di spogliarsi della casacca di rigorista ad oltranza, del «Dracula» come lo hanno bollato nel Pdl, magari ribaltando le accuse. Così dice di essere stato costretto a mettere l'odiata imposta sulla casa per rispettare «la volontà del governo precedente di portare a zero il disavanzo pubblico, con un anno anticipo come aveva deciso il mio predecessore per un problema di credibilità». Quindi garantisce: «voglio anch'io che l'Imu sia ridotta ma senza giravolte proprio all'ultimo minuto come quelle viste nel 2008 quando chi promise in questo studio di eliminare l'Ici poi ha dovuto rimetterla». Non solo. Monti addita Berlusconi come «il principale responsabile dell'alto livello delle tasse». E quindi le promesse di oggi e il tentativo di «scaricare la responsabilità su chi ha governato nell'ultimo anno» sono solo un modo di «illudere» gli italiani, da «pifferaio magico». Perché «chi promette di ridurre le tasse è colui che in passato non c'è riuscito». E aggiunge che Berlusconi non sarà in grado di tenere basso lo spread perchè «non è credibile e non è creduto sul piano internazionale». Il Prof invece, rivendica la sua credibilità è «all'89%». Il Prof assicura che non intende mettere la patrimoniale e promettere di abbassare le tasse grazie alla spending review «finora ostacolata dai partiti». Ed è possibile «vincendo i blocchi conservatori dentro ai partiti», quelli che nella sinistra hanno impedito «di andare avanti sulla riforma del lavoro» e a destra «hanno ostacolato le liberalizzazioni». Rivela che «quando le misure diventavano impopolari, da parte del Pdl si prendevano le distanze»: «ho dovuto abituarmi a derisione e scherno: per me è stata una via Crucis». Quanto all'Irpef e all'Iva: per tagliare di un punto l'Irpef e evitare l'aumento dell'Iva «ci vuole molto poco se vengono vinte le resistenze dei partiti a intervenire su province e spese delle regioni». Per le riforme, quindi, «è necessario cambiare gli equilibri dentro il Parlamento». Altro tema caldo è il redditometro. «Fosse stato per me non lo avrei messo, si tratta di un'altra misura, doverosa, che è stata introdotta da chi ci ha preceduto, che ha punteggiato come bombe ad orologeria la strada di questo governo». Non solo tasse. Monti ammorbidisce anche la posizione sulle pensioni. Si dice disponibile alla modifica della riforma a patto però di «non attenuare l'equilibrio di lungo periodo nella finanza pubblica». Sempre sulle riforme Monti annuncia che in caso di un secondo mandato, «modificheròe le distorsioni sul titolo V della Costituzione, introdotte in passato, e che danno oggi alle collettività locali poteri di blocco su infrastrutture e trasporti». Monti riconosce il «disagio» di famiglie e imprese, ora è il momento di «cambiare il rapporto tra politica e cittadini» e replica a Pierluigi Bersani sulla gestione dei conti pubblici: «Non c'è polvere sotto il tappeto». Il senatore a vita assicura che la scelta di una manovra correttiva in primavera «dipenderà da chi governerà». Sulla possibilità di una collaborazione a un governo Bersani con Vendola, il Prof si smarca e preferisce non sbilanciarsi anche se Vespa lo incalza: «Sono temi intriganti ma prematuri». Ma mette in chiaro che non intende fare «la stampella di nessuno»; «non ci schieriamo a favore di questo o quell'altro, ma a favore di un certo mondo di idee. Vedremo cosa avranno da dire gli altri». Rivela di aver deciso di «salire» in politica nel momento in cui si è formato l'asse tra Pdl e Lega e comunque, sottolinea, di non aver voluto «concorrere per il Quirinale perchè non lo ritengo tanto rilevante per il destino dell'Italia». Questa «non è una diminutio dell'attuale inquilino perché Napolitano sarà ricordato perché in condizioni difficili è riuscito a dare una guida al Paese». Difende il suo nome sul simbolo che non può essere considerato una forma di populismo. Monti ha una sferzata pure per Grillo. «Non mi sentirei sicuro con Grillo seduto in Consiglio Europeo». Quanto alla Lega invita a riflettere sulla «coerenza di certe coalizioni» come quella che vede riuniti il Carroccio e Grande Sud, con la prima a dire che il 75% delle tasse deve rimanere al Sud e la seconda che, immagino, dica il contrario». Infine un'altra promessa per la nuova legislatura. «Se sarò premier nel primo Consiglio dei ministri proporrò un disegno di legge di riforma costituzionale per ridurre il numero dei parlamentari». E sottolinea di «non essere contrario alla separazione delle carriere, se il retroterra del no non fosse punitivo».

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