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Sì alla richiesta di un appoggio esterno, assolutamente no alla possibilità di governare insieme.

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Imoderati? Sono i benvenuti se vogliono sostenere l'azione dell'ipotetico esecutivo Bersani. Ma non dovranno ambire a nessun incarico di governo: «Sarebbe molto difficile ipotizzare di poter agire insieme a Fini o Casini», spiega. «Non si può impedire a Letta di chiedere l'appoggio al governo Bersani a chiccessia, di chiederlo a Monti - dice il leader di Sel ai giornalisti - Se Monti appoggia il governo è una cosa, appartenerci è un'altra». Ma, osserva Vendola, «spiegare agli italiani che nello stesso governo ci sono sia Sel che Fini è difficile. Noi chiediamo il voto utile: il centrosinistra deve vincere pienamente e governare, non deve essere eterodiretto». Il punto del discorso è chiaro: l'alleanza Pd-Sel deve ottenere la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Deve cioè centrare quell'obiettivo che tutte le altre forze dell'agone politico vogliono contrastare: «Solo il centrosinistra si candida a governare - attacca Vendola - tutti gli altri schieramenti si candidano a condizionare questa vittoria, ad azzopparla. Dopo un anno di purgatorio con il governo Monti si vuole impedire che ci sia un'uscita verso orizzonti progressisti». «L'impegno di Berlusconi e Monti - aggiunge il governatore della Puglia - è impedire una piena vittoria del centrosinistra che invece vincerà in maniera completa. Berlusconi e Monti sono partiti con lo stesso disco rotto: abbassare la pressione fiscale che proprio loro, propagandisti antitasse, hanno portato al picco più alto». Certo, c'è anche chi punta proprio su Vendola per dimostrare che l'alleanza del centrosinistra sia tutt'altro che stabile, prendendo ad esempio quanto accaduto col primo governo Prodi con il leader di Sel nel ruolo che all'epoca fu recitato da Bertinotti. Ma Nichi offre ampie garanzie al Pd: «Non ci candidiamo a tirare la giacca a Bersani - rassicura - o a vivere la nostra presenza pubblica esercitando il diritto di veto e di interdizione. Vogliamo invece esprimere un radicalismo di governo che consenta una buona qualità delle politiche riformiste». Quanto alla possibilità che Sel rivendichi per sè il ministero del lavoro in caso di vittoria, Vendola aggiunge che «di questo discuteremo all'indomani delle elezioni se il riscontro delle urne sarà, come spero, favorevole. Ma se gli italiani ci premieranno, noi faremo parte del governo con pienezza, coinvolgendoci fino in fondo nell'esperienza dell'esecutivo». E sulle idee da portare avanti una volta conquistato Palazzo Chigi, il leader di Sel prova a tranquillizzare chi lo vede come un novello «mangia-ricchi»: «La patrimoniale l'hanno fatta loro, Monti e Berlusconi. È stata quell'Imu che viola il precetto costituzionale della progressività della pressione fiscale. Noi - garantisce Vendola - non lavoriamo per stimolare l'invidia sociale», ma è necessaria una «patrimoniale sugli attivi finanziari», bisogna «colpire la ricchezza quando diventa rendita e si sottrae a un reinvestimento. È un modo per rimetterci in sintonia con il mondo più avanzato». Il tutto sotto l'insegna della parole sinistra, che campeggia su tutti i cartelloni con i quali si lancerà la campagna elettorale. «Benvenuta sinistra è il nostro slogan perché per troppo tempo questa parola è stata un oggetto rimosso e demonizzato ma adesso può rialzare la testa e declinare di nuovo parole come solidarietà, uguaglianza e diritti». «Sono i diritti - conclude Vendola - a essere propedeutici alla ripresa economica e la ridistribuzione della ricchezza e la lotta contro la povertà, sono il cuore della nostra agenda. Benvenuta sinistra vuol dire rimettere l'agenda sociale al centro della politica e il lavoro al centro di una nuova stagione di governo». Lui. Fra.

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