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Luigi Frasca Ora occorre fare campagna elettorale sul territorio, girare per le regioni.

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Iltimore tra i montiani è che con i toni più alti, la voce del Professore possa venire «coperta» da Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani. Ad alcuni interlocutori il Professore ha assicurato che il suo impegno andrà oltre le partecipazioni ai convegni o a quella nei salotti televisivi. Difficile che l'ex rettore della Bocconi possa spendersi in comizi, ma ci potrebbe essere - riferiscono fonti ministeriali - un appuntamento importante in ogni regione considerata determinante. Poco importa che Silvio Berlusconi, rimasto ampiamente soddisfatto della performance tv da Santoro, ai suoi abbia spiegato di non avere alcuna intenzione di cimentarsi in uno scontro a tre, con Bersani e Monti, proprio per «escludere» il Professore dalla corsa a palazzo Chigi. Monti, sottolinea chi gli ha parlato, non ha alcuna intenzione di scegliere la strada della rissa. L'obiettivo è far parlare soprattutto i programmi, sottolineano le stesse fonti. Tanto che il Professore starebbe studiando proposte choc da utilizzare in campagna elettorale. Mettendo a punto riforme che vanno anche al di là della cosiddetta «Agenda Monti». Ieri in Consiglio dei ministri il Professore ha evitato ogni riferimento alla campagna elettorale per poi chiudersi in una stanza con i suoi collaboratori per completare le liste. Da oggi si parte con la raccolta firme. I referenti regionali sono stati convocati per le 11 nella sede di Italia Futura. Le firme per il Senato saranno raccolte dall'Udc. Alla Camera la partita è più complicata. Anche per quanto riguarda la compilazione delle liste. Fonti parlamentari riferiscono che il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, non avrebbe gradito di finire sotto la lente di ingrandimento di Enrico Bondi. Per quanto riguarda Palazzo Madama le «new entry» sono quelle di Gian Luigi Gigli, il neurologo che si batté per Eluana e Mario Sberna, presidente dell'Associazione Nazionale delle Famiglie Numerose. Poche altre sorprese: Alberto Bombassei sarà capolista in Veneto 2 e in Lombardia 2, Andrea Romano in Toscana, Mario Marazziti nel Lazio 1, Renato Balduzzi in Piemonte 2, Valentina Vezzali nelle Marche, Irene Tinagli in Emilia Romagna, Salvatore Matarrese in Puglia, Lorenzo Dellai in Trentino, Ilaria Borletti Buitoni in Lombardia 1. I candidati dovranno sottoscrivere alcuni impegni chiesti da Enrico Bondi che rispondono ai criteri contenuti nel decreto sulle liste pulite. Enzo Carra non sarà candidato. Lo fa sapere lo stesso deputato Udc, che sul suo blog scrive: «Non c'è il mio nome nelle liste dell'Udc per la Camera e in quelle Monti per il Senato. Casini nel darmi la notizia della mia esclusione l'ha motivata con il no di Monti il quale non ha ammesso eccezioni al codice etico. La mia condanna di vent'anni or sono per false o reticenti dichiarazioni al pm (il pm era Antonio Di Pietro) riguardava vicende della Dc alle quali ero totalmente estraneo come è stato del resto riconosciuto ampiamente». «In verità, nelle precedenti occasioni, 2006 e 2008, il mio caso giudiziario - prosegue Carra - fu esaminato da altri comitati etici presieduti da Pietro Scoppola (Margherita) e Luigi Berlinguer (Pd). Entrambe le volte non furono mossi rilievi». «La mia adesione all'Udc - spiega ancora il parlamentare centrista - non fu una fuga dal Pd ma, come ricorderete, un tentativo di ricostruire un'intesa tra cattolici e riformisti. L'accantonamento di questo progetto a favore di una ripresa di iniziativa politica di ambienti finanziari e della borghesia produttiva mi aveva già persuaso dell'inutilità di continuare nell'impegno parlamentare. Lo avrei già fatto se non fossi stato diversamente sollecitato». Intanto un sondaggio della Swg fa i conti. Con il 34,9 per cento, è quella di centrosinistra (Pd, Sel e Centro democratico) la coalizione in testa nelle intenzioni di voto. Segue quella di centrodestra con un distacco di quasi dieci punti percentuali (25,3%). Il polo guidato da Mario Monti si attesta al 13,8 percento. Il Movimento 5 Stelle è al 15,9 percento, mentre cresce la Rivoluzione civile di Ingroia (4,5%). La scelta di Monti di «salire» in politica influenza il dato sulla fiducia nel Professore, che infatti scende di 8 punti rispetto allo scorso dicembre, attestandosi al 30 percento. A confermare come questo risultato sia legato al nuovo ruolo politico di Monti è Roberto Weber, presidente di Swg: «Il calo si spiega con la sua politicizzazione». E se qualcuno critica l'eterogeneità dei candidati di Monti, è l'ex direttore de Il Tempo, Mario Sechi a spiegare: «Non vedo alcun rischio macedonia nella lista Monti e poi la macedonia è buona se fatta bene».

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