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Visco boccia il redditometro di Befera: rischia il flop contro l'evasione

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Tropposicuro nell'affermare il valore dello strumento che dovrebbe stroncare definitivamente l'evasione in Italia. Succede tra l'ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, che contestando le virtù del nuovo redditometro ha spiegato che «rischia di essere un flop dal punto di vista della lotta all'evasione». Colpo di scena. Contro il software che dovrebbe studiare i comportamenti di spesa di 60 milioni di italiani, incrociarlo con i redditi dichiarati e presunti, e poi chiamare a rapporto coloro che non rispondono ai requisiti individuati dal nuovo Hal 9000 (il cervellone di 2001 Odissea nello Spazio) del Fisco per giustificare gli scostamenti, si schiera l'uomo che per anni è stato identificato come un vampiro famelico dei redditi degli italiani. Eppure è così le parole di Visco suonano come una bocciatura per l'attuale direttore delle Entrate, suo collaboratore al tempo del mandato ministeriale. «Ho sempre detto che non mi convince perché questi «strumenti statistici, al fine di controllo di massa, sono molto incerti nel loro funzionamento» ha spiegato Visco. Che forse per indorare la pillola ha aggiunto subito dopo che «dietro tutte queste polemiche c'è un riflesso condizionato, di un mondo in cui pagare le tasse viene considerato un optional. Un approccio introdotto dal governo Berlusconi, come discontinuità rispetto all'impostazione del governo Prodi». Sta di fatto che Visco condivide le perplessità rispetto a uno strumento che «sta suscitando un sacco di polemiche. Avevo previsto tutto quello che sta accadendo, nel momento in cui sarebbe stato introdotto». Per Visco c'è anche un'alternativa al redditometro: «La linea giusta da seguire è quella di usare le banche dati in modo selettivo e avere un rapporto costante con i singoli contribuenti». Lo schiaffo dell'ex ministro è arrivato il giorno in cui in una lettera al Corriere della Sera il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Befera, ha difeso il nuovo redditometro dalle accuse di chi lo ritiene uno strumento da «Stato di polizia». «Il nostro redditometro consiste in una procedura informatica che, incrociando banche dati e utilizzando con estrema cautela indicatori di tipo statistico, punta a individuare, con la maggiore attendibilità possibile, il grado di correlazione fra il reddito che emerge dalle dichiarazioni fiscali di un soggetto e la sua capacità di spesa, quale risulta invece dai dati di cui il Fisco dispone» ha sottolineato Befera rispondendo a un articolo dei giorni scorsi di Piero Ostellino pubblicato dal quotidiano di via Solferino. «La funzione del redditometro - ha spiegato il direttore dell'Agenzia delle Entrate - è quella di intercettare ipotesi di scostamento assai rilevanti tra il reddito che una persona dichiara al fisco e la capacità di spesa che dimostra invece di avere nei fatti. Ipotesi di scostamento che vanno sottoposte poi a un doppio vaglio procedurale, per accertarne - in contraddittorio con gli interessati - la reale fondatezza. È una tecnica, non l'unica certamente, per individuare casi reali di spudorata evasione fiscale, per citare un'espressione, a mio avviso assai appropriata, utilizzata dal Capo dello Stato nel suo discorso di fine anno». Befera ha poi difeso la trasparenza del nuovo strumento: «La scelta che abbiamo fatto consente di sottoporre al vaglio critico della discussione pubblica il redditometro, come esige l'ideale regolativo di società aperta così caro ad Ostellino. In questo modo è più agevole individuare eventuali errori o incongruenze dello strumento e migliorarne così progressivamente la funzionalità nell'interesse di tutti, ammesso che sia realmente interesse di tutti contrastare l'evasione fiscale in Italia». Fil. Cal.

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