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Candidati e simboli, torna l'ipotesi lista unica

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Poiun vertice con Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini. Dopo la presenza in Rai, a UnoMattina, per Mario Monti è iniziato un lungo giro di incontri, lontano da taccuini e telecamere, per sbrogliare, come riferiscono alcune fonti, la matassa del nome da far comparire sotto i simboli dei partiti che lo sostengono alla Camera. Perché il rilievo di Pappino Calderisi sull'impossibilità di mettere il riferimento al Presidente del Consiglio dimissionario in calce al logo di ciascuna lista avrebbe suscitato, riferiscono le stesse fonti, una certa preoccupazione tra i montiani, tanto che l'incontro con la società civile si è protratto per oltre quattro ore, mentre quello con Casini e Fini è andato avanti fino a dopo le 21. La normativa, a cui fa riferimento Calderisi, è l'articolo 14 della legge elettorale che obbliga le liste che si collegano in coalizione, per cercare di conseguire il premio di maggioranza, a depositare lo stesso programma e l'indicazione dello stesso capo della coalizione (art. 14-bis), ma obbliga altresì tutte le liste, anche quelle coalizzate, ad utilizzare contrassegni diversi, non confondibili tra loro e che pertanto non possono avere in comune lo stesso logo, neppure «singoli dati grafici» o «espressioni letterali», o «parole o effigi costituenti elementi di qualificazione degli orientamenti o finalità politiche connesse al partito o alla forza politica di riferimento, anche se in diversa composizione o rappresentazione grafica» (art. 14, commi terzo e quarto del medesimo testo unico). Tanto nel 2006 che nel 2008 tutte le liste, anche quelle coalizzate, hanno rispettato queste norme di legge, con il rigoroso controllo del Ministero dell'Interno. L'applicazione dell'art. 14 in questo senso non ha conosciuto eccezioni neppure in precedenza, con il Mattarellum. Gli stessi nomi di Prodi, Rutelli e Berlusconi sono stati inseriti all'interno di un solo contrassegno.

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