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Lavoro ed Europa l'eredità del Colle

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Napolitano lima il discorso di Capodanno Fari puntati su equità e riforme istituzionali

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Manon si possono bruciare gli sforzi dell'ultimo anno, nè la fiducia recuperata all'estero grazie al governo Monti. Per questo, sarà indispensabile la collaborazione tra i partiti, a prescindere da chi vincerà le elezioni, per proseguire lungo il cammino di una ripresa che rilanci l'economia e sia in grado di ricucire il tessuto sociale, recuperando un dialogo più costruttivo tra istituzioni e Paese reale. Nel tradizionale messaggio di fine anno, al quale Giorgio Napolitano sta lavorando, ci sarà l'ennesimo richiamo ai partiti affinché inaugurino, dopo le Politiche, una stagione di buon governo e riforme. Stagione che si lascerà alle spalle l'esperienza del governo tecnico e vedrà la politica tornare in primo piano. È vero che la «salita in campo» di Monti ha sparigliato le carte, spianando la strada a nuove aggregazioni politiche. Ed è altrettanto vero che l'incognita Grillo peserà sui futuri equilibri parlamentari. Ma resta il fatto che, secondo quel che ha sempre predicato il Colle nel corso dell'intero settennato, il confronto politico e parlamentare dovrà essere finalmente costruttivo per consentire al Paese di guardare con maggior fiducia al futuro. Del resto, già in occasione del tradizionale scambio di auguri con le Alte Cariche dello Stato, qualche settimana fa, Napolitano era tornato sulla necessità di un percorso più virtuoso della politica, ricordando il «grande, decisivo valore per il nostro Paese della continuità e stabilità istituzionale. Un valore spesso trascurato nella nostra storia repubblicana». Un valore che può essere salvaguardato e rafforzato solo attraverso «una riqualificazione dei partiti politici, secondo regole coerenti con il dettato costituzionale». Ma se i partiti sono chiamati a recuperare moralità e trasparenza, è loro compito anche riprendere un cammino riformatore che nell'ultimo anno, nonostante le premesse incoraggianti, ha prodotto ben poco, come ha osservato Napolitano, che ha parlato di una «legislatura perduta». È un fatto che l'emergenza economica abbia assorbito quasi tutte le energie a governo e Parlamento, ma è altrettanto evidente che alcune importanti modifiche che apparivano a portata di mano, sono state alla fine sacrificate sull'altare dell'imminente campagna elettorale. Prima fra tutte, e probabilmente Napolitano lo ricorderà anche nel messaggio di fine anno, la riforma elettorale, più volte sollecitata dal Colle. «Un fatto imperdonabilmente grave», ha detto il Capo dello Stato. E le forze politiche non potranno nascondere agli elettori, ha sottolineato Napolitano, «tutto quel che è rimasto irrisolto di decisivi nodi politico-istituzionali venuti al pettine più che mai nel corso dell'ultimo anno». Anche per questo, il nuovo governo e il nuovo Parlamento non potranno più tergiversare sul fronte delle riforme istituzionali: gli elettori non glielo perdonerebbero. Nel messaggio non mancherà il richiamo ai valori dell'Europa e agli sforzi da compiere per favorire l'occupazione, soprattutto quella giovanile. Un problema che si acuisce di mese in mese, come denuncia l'Istat. «Lo sviluppo produttivo e dell'occupazione è il nostro assillo e la nostra preoccupazione», ha detto in più di un'occasione Napolitano, ricordando come occorra compiere ogni sforzo per dissipare le «ombre pesanti» che gravano sul futuro dei giovani. Infine, va ricordato come il Capo dello Stato abbia con frequenza richiamato a una maggiore equità nella distribuzione dei sacrifici che il Paese dovrà compiere ancora per uscire dalla crisi. Probabile che anche in occasione del messaggio di fine anno Napolitano voglia ribadire il concetto: «chi ha di più deve dare di più».

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