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Allafine, a ben vedere, è proprio questo il bello della democrazia. Non di tutte, s'intende. Nei Paesi che alcuni indicano come esempi da seguire ci si annoia con il bipolarismo. Uno vince, l'altro perde. E via così con l'insopportabile routine dell'alternanza. Vuoi mettere il gusto dell'ignoto? L'impossibilità di capire chi sarà il più votato? Se ci saranno o meno sorprese. E, soprattutto, il dubbio che, anche se uscito vincitore dalle urne, il partito di maggioranza non riesca comunque a governare. Tradito da un franco tiratore, mollato sul più bello da un gruppetto di deputati e senatori che improvvisamente scoprono, quasi per miracolo, che i loro valori di riferimento sono quelli dell'opposizione. Avremo anche il campionato meno appassionante del mondo, ma quando ci occupiamo di politica non abbiamo rivali. A conti fatti, dalle elezioni del 2008 ad oggi, sono nati così tanti partiti che ora è perfino difficile trovare un italiano «libero» da candidare. Nell'ultima settimana, poi, le «nascite» sono aumentate vertiginosamente. Partiamo dei pre-esistenti. In Parlamento siedono già alcune «novità». Alla Camera abbiamo Popolo e territorio, il gruppo guidato da Silvano Moffa che raduna i «responsabili» che permisero a Silvio Berlusconi di allungare un po' la propria agonia parlamentare. La sigla è un magma di piccole componenti: dai Popolari d'Italia domani (Pid) dell'ex ministro Saverio Romano a Noi Sud-Libertà Nazionale di Enzo Scotti, passando per il Movimento di responsabilità nazionale (Mrn) di Domenico Scilipoti, Azione popolare di Moffa, Alleanza di centro (Adc) di Francesco Pionati, Intesa popolare di Giampiero Catone. Non è chiaro dove saranno alle prossime elezioni, ma l'unione fa la forza e non è escluso che si ritrovino tutti insieme, magari raccogliendo qua e là qualche altro compagno di viaggio. Potrebbe essere Stefania Craxi con i suoi Socialisti Riformisti, o anche il Grande Sud di Gianfranco Micciché, o perché no i Repubblicani-Azionisti di Francesco Nucara e Calogero Mannino, i Liberal Democratici-Maie della coppia Italo Tanoni-Daniele Melchiorri, senza dimenticare Autonomia Sud (Arturo Iannacone) e il Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo. Sempre a Montecitorio, ma da inserire nella categoria «ultimi arrivati», ecco spuntare Italia libera, promossa dagli ex Pdl Isabella Bertolini, Giorgio Stracquadanio, Roberto Tortoli, Franco Stradella e Gaetano Pecorella. Sognavano un futuro nella grande galassia montiana, potrebbero ritrovarsi con un pugno di mosche. Mentre Fareitalia per la costituente popolare, altro raduno di ex Pdl (Antonio Buonfiglio, Andrea Ronchi, Adolfo Urso e Giuseppe Scalia), potrebbe tornare a casa da Silvio Berlusconi. Meno fantasia al Senato dove si meritano la menzione solo Verso Nord, movimento creato da Maurizio Fistarol, e Centrodestra Nazionale. Qui, però, la storia comincia a complicarsi. Il gruppo Centrodestra Nazionale, recita il sito di Palazzo Madama, è stato costituito il 20 dicembre 2012. Meno di 24 ore ed è già «morto». Il 21, infatti, Guido Crosetto, Giorgia Meloni e Ignazio La Russa hanno ufficialmente presentato Fratelli d'Italia, il nuovo partito con cui si presenteranno alle prossime elezioni. Assorbito Centrodestra nazionale che si merita comunque una menzione sul simbolo. Il trio sarà in buona compagnia. Sulla prossima scheda elettorale che presumibilmente avrà le dimensioni di una tovaglia, gli italiani avranno solo l'imbarazzo della scelta. Magari preferiranno Oscar Giannino che ha appena trasformato il suo movimento Fermare il declino nella lista Fare. Oppure Antonio Ingroia e Luigi De Magistris con il loro Movimento Arancione al momento privo di candidato premier (l'ex pm ha fatto sapere che scioglierà la riserva entro fine dicembre), ma pronto a proporsi come il Quarto Polo. Non è chiaro quale sia il terzo. Forse il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo che nel 2008 era inesistente ma che oggi viaggia, secondo i sondaggi, su percentuali superiori a quelle del Pdl. O forse, Monti permettendo, quello che potrebbe radunarsi attorno al premier. Qui a fianco di due vecchie conoscenze come Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini, sono già arrivati Luca Cordero di Montezemolo e Andrea Riccardi con Verso la Terza Reppubblica. Ma potrebbe nascere anche una Lista Monti che, a quel punto, diventerebbe il vero partito del Professore. Chi ha nostalgia di Giulio Tremonti, invece, dovrà votare, forse turandosi il naso, Lega. L'ex ministro dell'Economica, fondatore del movimento 3L, ha infatti siglato un'alleanza con Roberto Maroni. Il simbolo di Giulio dovrebbe trovare ospitalità sotto Alberto da Giussano nella speranza che l'accoppiata non generi confusione tra gli elettori del Carroccio. Nulla di tutto questo vi ha convinto? No problem. Venerdì prossimo a Roma l'ex Idv Massimo Donadi e l'ex Api Bruno Tabacci presenteranno il loro Centro Democratico Diritti e Libertà. L'obiettivo è di diventare «la terza forza della coalizione di centrosinistra». C'è da giurarci, non saranno gli ultimi.

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