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Il debito pubblico italiano continua a correre senza freni.

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Perla prima volta nella storia del Paese ha sfondato il tetto di duemila miliardi di euro. A dare l'amara notizia è stata Bankitalia nell'ultima pubblicazione statistica sulla finanza pubblica diffusa ieri. A ottobre il livello dei prestiti accesi dal sistema Italia è salito a 2.014 miliardi con un ulteriore incremento rispetto al livello di 1.995 miliardi del precedente mese di settembre. Da gennaio, l'aumento è stato pari a oltre 71 miliardi di euro. Una cattiva notizia bilanciata da una buona data da Fitch che ha confermato il suo rating «A-», seppure con outlook negativo. Questo, grazie al risanamento dei conti e all'avanzamento delle riforme strutturali «in linea con le attese». Ora, secondo l'agenzia di rating, molto dipende dalle prossime elezioni. Tanto che, con un governo stabile, l'outlook potrebbe migliorare, diventando stabile. Notizie, quindi, in chiaroscuro per le finanze pubbliche. A preoccupare è la corsa, finora inarrestabile, del debito. Che continua a crescere nonostante le entrate siano in progressivo miglioramento. Sempre secondo i dati di Via Nazionale, a ottobre le entrate tributarie sono ammontate a 29,6 miliardi contro i 22,5 miliardi del mese precedente. E nei primi dieci mesi del 2012 hanno registrato un aumento del 2,9% sul corrispondente periodo del 2011. Intanto, il Tesoro conferma il dato di ottobre del fabbisogno a 13,041 miliardi di euro, in linea con la stima diffusa il mese scorso. Le entrate sono state pari a 35,888 mld di euro mentre le spese sono state pari a 48,929 mld, di 2,264 mld per interessi. Il giudizio di Fitch è invece, nel complesso, positivo. La decisione di confermare il rating è motivata dal fatto che «lo stato di avanzamento del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali nel 2012 è sostanzialmente in linea con le aspettative». A confermarlo i numeri citati da Fitch. Il deficit di bilancio quest'anno sarà inferiore al 3% del Pil, con un avanzo primario vicino al 3%. Il disavanzo di bilancio è gradualmente sceso da un massimo del 5,4% nel 2009. Allo stesso modo, potrebbero pesare «l'instabilità del governo, dopo le prossime elezioni, e l'incertezza prolungata sulle politiche economiche e di bilancio». Altro fattore di rischio è «una recessione più profonda e più a lunga di quanto attualmente previsto, che minerebbe lo sforzo di risanamento del bilancio e aumenterebbe i rischi potenziali del settore finanziario». L'agenzia guarda comunque alle prossime elezioni senza pregiudiziali. Al punto che potrebbero derivarne anche opportunità per una revisione a stabile dell'outlook. Fitch, in particolare, si augura che «venga formato, dopo le prossime elezioni, un nuovo governo stabile e coerente con le recenti riforme strutturali», che adotti «misure ulteriori per migliorare la competitività dell'economia e il potenziale di crescita». A incidere sul giudizio complessivo sono anche i nuovi strumenti che l'Europa si è data per contrastare la crisi del debito. A partire dal piano anti-spread varato dalla Bce di Draghi. Comunque «nello sfortunato caso in cui il Paese dovesse perdere l'accesso ai mercati, i nuovi meccanismi dell'Eurozona sarebbero in grado di assicurare all'Italia la capacità di onorare gli impegni». Fil.Cal.

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