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D'Alema prova a frenare il Prof Monti non ci casca

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«Immorale una sua candidatura contro il Pd» Il premier glissa: «Inopportuno parlarne ora»

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Lapossibile discesa in campo del premier alla guida dei moderati nelle prossime elezioni, caldeggiata ora anche dal Ppe oltre che da Berlusconi, viene vista come un ostacolo durissimo sulla strada che dovrebbe portare Pier Luigi Bersani a Palazzo Chigi. E così uno degli strateghi più ascoltati del partito prende pubblicamente posizione. Massimo D'Alema, in un'intervista concessa al Corriere della Sera, definisce «immorale» una candidatura del Professore contro il Pd, che fa parte della maggioranza che nell'ultimo anno ha sostenuto convintamente il premier. Il presidente del Copasir, inoltre, invita Monti a uscire più presto dall'ambiguità per rendere più chiara la situazione politica. Il Professore, però, non abbocca e, reduce dall'investitura dei popolari europei, da Bruxelles rimanda ancora il momento della verità e respinge ogni domanda dichiarando di non aver letto i giornali. Parlando al Corriere D'Alema non usa mezze misure. Se Monti dovesse schierarsi con il centrodestra, spiega, «verrebbe meno la coerenza con il ruolo che gli è stato assegnato e che ha svolto con grande correttezza evitando all'Italia la bancarotta e ridandole un'immagine internazionale». «Ma ora questo mandato si è esaurito - aggiunge l'ex premier - e non riesco a capire come una persona la di sopra delle parti, fino al punto di accettare la nomina a senatore a vita prima ancora di andare a Palazzo Chigi, possa diventare la bandiera di una precisa forza politica». Non chiede a Monti di dimettersi da senatore a vita («ci sarebbero difficoltà formali riscontrate già in passato») e fa capire che, in caso di vittoria della sinistra per il Prof sarebbe pronta una poltrona da ministro o forse anche da presidente della Repubblica: «La personalità di Monti è utile al Paese e non gli chiediamo certo di tornare all'università Bocconi». Ma poi arriva l'affondo: «Trovo illogico e moralmente discutibile che il Professore scenda in campo contro la principale forza politica che lo ha voluto e sostenuto nell'opera di risanamento. Avendo grande stima di lui spero che non lo farà. Ad ogni modo non si può più andare avanti con questa incertezza sul suo futuro: è meglio che chiarisca al più presto». A Mario Monti le frasi di D'Alema vengono riferite al termine del vertice tra i capi dello Stato, quando si presenta in conferenza stampa a Bruxelles. Sotto il braccio ha la mazzetta dei quotidiani italiani. Ulteriore segno, se ce ne fosse bisogno, di come ultimamente il dibattito politico interno lo veda spettatore molto interessato. Ma, sostiene il premier, non ha ancora avuto tempo per guardare i giornali, e in ogni caso non è il tempo per comunicare decisioni di svolta: «Non toglietemi la suspence di leggere i giornali», scherza con i cronisti. E, rispondendo su D'Alema, dice che «i consigli, specie quando arivano da persone autorevoli e che stimo molto, alle quali spesso ne ho chiesti, li prendo in considerazione». Ma non è il momento di aggiungere altro. Perché di certe cose non si parla in sede internazionale e, soprattutto, perché i tempi non sono ancora maturi. L'unica concessione Monti la fa quando spiega che «qualsiasi cosa io faccia in futuro, sarà nel segno dell'Europa e del ruolo che l'Italia ha in Europa». Probabile che il premier sia sincero quando sostiene di non aver ancora deciso. Le indiscrezioni parlano di un Monti disponibile alla candidatura solo in caso di vittoria certa. E, da questo punto di vista, gli ultimi sondaggi sembrano disegnare un quadro che via via si fa più roseo: secondo le ultime rilevazioni di Swg, il suo nome a capo di una lista dei moderati costituirebbe un valore aggiunto di circa 6 punti percentuali. Lo si deduce dalla forbice tra la somma delle liste che lo sosterrebbero (Udc, Fli e Verso la Terza Repubblica) con o senza la sua presenza: 15,1% in caso di sua candidatura, 9,3 senza. Una percentuale destinata quasi a raddoppiarsi in caso di appoggio del Pdl. Nel frattempo. Monti si consola con i risultati ottenuti sul versante europeo: «Questa settimana - spiega - abbiamo raggiunto i tre punti per la gestione della zona euro negoziati nel Consiglio Ue di fine giugno», decisioni che «mirano a spezzare il circolo vizioso tra debito bancario e debito sovrano, a dare un sostegno finanziario alla Spagna e al meccanismo di stabilità dei titoli sovrani della zona euro». Poi torna su «l'importante accordo sul meccanismo unico di sorveglianza, un passo fondamentale verso la realizzazione dell'unione bancaria». Raccoglie i giornali, si congeda, va via. La due giorni di trionfi europei, sul fronte economico e su quello politico, può essere archiviata. Car. Sol.

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