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Il Ppe scende in campo «Avanti Monti Basta populismo»

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Ovazione per il premier dal Partito Popolare Il presidente Daul: no a chi fa vane promesse

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Montiincassa il sostegno del Ppe oltre a quello delle cancellerie europee, Francia e Germania in testa, al punto che la Merkel dopo un messaggio troppo esplicito è stata costretta per ragioni diplomatiche a correggere il tiro rettificando con una nota in serata. L'investitura di Monti si è consumata nel giro di qualche ora durante il pranzo del gruppo del Ppe al Parlamento europeo. È stato un arrivo inaspettato che ha suscitato «uno shock totale» come ha riferito un testimone. Ma il presidente del Ppe, Wilfrid Martens, sapeva quello che faceva quando, a insaputa di tutti ha invitato il premier a partecipare al pranzo prevertice facendolo sedere a tavola con il cancelliere tedesco Merkel, il premier spagnolo Rajoy, il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy, quello della Commissione Ue Manuel Barroso ma anche con l'ex premier Berlusconi. L'occasione che doveva servire a fare chiarezza sulla situazione italiana si è trasformata in breve in un endorsement generale, di tutto il Ppe, a Monti e in un cartellino giallo per Berlusconi. Il galateo diplomatico escludeva un'esplicita richiesta al Professore di candidatura per Palazzo Chigi, ma dal pranzo è scaturito un apprezzamento caloroso per il lavoro svolto che tanto assomiglia a un pressing vigoroso. Tutti i presenti sono stati concordi nell'auspicare che l'Italia continui sulla strada del risanamento e delle riforme, nel clima di collaborazione tra le forze politiche, evitando scontri frontali tra posizioni estreme, che rischierebbero di riportare il Paese alla paralisi. Insomma l'augurio che le prossime elezioni segnino l'avvio di una legislatura nel segno della continuità e del rispetto degli impegni presi con l'Europa. E come se non bastasse in serata il Ppe ha messo nero su bianco un documento nel quale dice che Monti ha incassato il sostegno del Ppe con soddisfazione. «È chiaro che il Ppe supporta Mario Monti e non Silvio Berlusconi», ha ribadito più di un autorevole esponente del partito popolare europeo. D'altronde era stato Angelino Alfano, segretario del Pdl, partito che aderisce al Ppe, a dichiarare in aula alla Camera di «considerare conclusa» l'esperienza Monti. Resta da stabilire se ora il Pdl seguirà le indicazioni del Ppe oppure se intraprenderà un'altra strada. In una nota da Strasburgo, il presdiente del Ppe Daul ha ribadito che il partito è «con chi dice la verità ai cittadini, non con chi spera di ottenere voti con vane promesse populistiche». Insomma una bocciatura esplicita a Berlusconi. Non solo. Alcune fonti avevano riferito che nel corso della riunione il Cancelliere Merkel aveva chiesto a Monti di ricandidarsi come leader della coalizione di centro destra alle prossime elezioni. Ma da Berlino è poi arrivata la smentita ufficiale: Merkel «non si è espressa a proposito di specifiche candidature alle elezioni, spetta al popolo italiano scegliere». Accoglienza calorosa pure dal presidente francese Francois Hollande che prima del vertice Ue ha avuto parole di elogio per il professore, come colui che «ha consentito all'Italia di rialzarsi e di riprendere un ruolo chiave, e ha fatto sì che l'Italia sia rispettata». Poi a sugello del riconoscimento, una lunga stretta di mano a beneficio dei fotografi. Più esplicito il primo ministro olandese Mark Rutte che rompe il protocollo: «Il Partito popolare europeo «sostiene Mario Monti e non Silvio Berlusconi». A fronte di questo coro, Monti ha glissato sul confronto con il Cav. Al termine del pranzo riferisce di aver «illustrato, su invito del presidente Martens, la situazione politica italiana». Ovvero i motivi delle sue dimissioni anticipate: «Il venir meno delle condizioni di sostegno da parte del Pdl, con le dichiarazioni di Alfano, consistite in una sostanziale e radicale sfiducia nei confronti del Governo». Monti ha ripetuto di essere convinto che «qualunque sia il prossimo Governo, si collocherà nel solco di una partecipazione convinta nell'Ue e in un impegno sempre maggiore nell'integrazione». Intanto la stampa estera continua a enfatizzare il pressing dei capi di Stato e di governo. «Corri Mario, corri» è il titolo che il settimanale The Economist riserva ad un commento-endorsement per Monti. «Se si sente all'altezza dell'incarico, se è preoccupato per il suo Paese, dovrebbe uscire fuori a combattere e -si sottolinea- persuadere altri centristi ad unirsi a lui». Ma al momento il premier tace nè intenderebbe esprimersi sul suo futuro nei prossimi giorni, almeno fin quando non presenterà le sue dimissioni dopo l'approvazione della legge di stabilità. Tuttavia il Professore guarda all'evoluzione del quadro politico e soprattutto a quanto sta avvenendo nell'area moderata, sia tra i centristi (Verso la Terza Repubblica e Udc), sia in tutti quei settori del Pdl che stanno uscendo allo scoperto in maniera sempre più rilevante per esprimere una linea europeista, che può trovare in Monti un punto di riferimento.

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