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Cinque anni non bastano per salvare gli arenili

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ASib, Fiba, Assobalneari Italia e Confindustria non piace la mediazione approvata dalla commissione Industria del Senato. «Riteniamo che l'emendamento non tutela le trentamila imprese balneari italiane che si aspettavano qualcosa di più. Non è ciò di cui ha bisogno l'economia turistica del nostro Paese». «Avere la sicurezza di poter gestire i servizi di spiaggia fino al 2020 anziché fino al 2015 non cambia molto: smetteremo subito di investire», s'arrabbia Fabrizio Fumagalli, presidente del Sib Lazio, che riunisce 1.450 imprese del mare. «Continueremola lotta convinti della validità delle nostre ragioni che non sono in contrasto con la normativa europea né con le esigenze di tutela ambientale, di garanzia della concorrenza e di sviluppo della piccola e media impresa». Le Regioni e i Comuni (attraverso l'Anci) sostengono la battaglia dei gestori degli stabilimenti. «A me sembra che l'Unione europea non conosca la situazione relativa alle spiagge italiane. Paghiamo, in maniera forte, la debolezza del governo italiano», sostiene Luciano Monticelli, sindaco di Pineto e delegato al Demanio marittimo dell'Anci. «La proroga è un fatto positivo, ma deve cambiare l'impostazione della Direttiva Bolkestein, o 2020 o 2045 non va bene, perchè comporterebbe precarietà per gli investitori e poi perchè sarebbe un modo per svendere le spiagge italiane». «Non si tratta dei trent'anni proposti inizialmente dal Pdl, ma comunque abbiamo creanto le condizioni per l'attuale e per il prossimo Governo di lavorare presso l'Unione Europea per eliminare una norma che non abbiamo mai esitato a definire aberrante e inaccettabile», interviene il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia. «Un piccolo passo in avanti nella maxivertenza contro la Direttiva Bolkestein». Alessandra Zavatta

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