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Leonardo Ventura La Tav Torino Lione si farà.

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Perchèil progetto che punta ad avvicinare Italia e Francia è molto più di una tratta ferroviaria: c'è in gioco «un'idea di Europa». La dimostrazione plastica che il rigore può convivere con lo sviluppo e la crescita. Il premier Mario Monti e il presidente francese Francois Hollande concludono il vertice italo-francese con l'annuncio che «la più grande infrastruttura europea» si realizzerà, mentre in una Lione blindata, i coordinamenti no-Tav italiani e francesi manifestano per bloccare il progetto, con scontri e cariche della polizia. Un progetto di valenza «europea», tornano a ripetere in tutti i modi, consapevoli che sulla sua realizzazione pende la scure del bilancio Ue, sul quale non è stato trovato l'accodo a Bruxelles e che dovrebbe finanziare il 40% dei lavori. Ma intanto si va avanti, con l'impegno a ratificare in Parlamento il trattato sulla Tav - in Italia subito dopo la legge di stabilità - e la determinazione politica ad andare fino in fondo. Ripetendo a chi protesta i vantaggi della Tav, in grado di togliere dalla strada tra i 600 e i 700 tir e creare 6mila posti di lavorio. Gli impegni presi ieri prevedono 5 accordi bilaterali che comprendono tra l'altro il via libera al raddoppio del valico autostradale del Frejus, «rispettando - come ha spiegato il ministro Corrado Profumo- l'orizzonte temporale 2013-2023» ed economico (8,2 miliardi). In attesa di vedere realizzata l'opera, il premier e il presidente hanno deciso di tracciare un filo rosso, che seguirà lo stesso percorso della Tav: il prossimo vertice, chiuso quello di Lione, sarà a Torino. La nuova ferrovia Torino-Lione ha una storia di studi e progetti già lunga oltre vent'anni ed altri 12 ne occorreranno prima che possa entrare in servizio. Un'opera da 8,2 miliardi di euro, nella parte internazionale, con una maxi-galleria da 57 chilometri, che dovrebbe spostare sulle rotaie il trasporto di grandi quantità di merci. Oggi tra Italia e Francia per l'85% viaggiano su strada, secondo i dati del Comitato Transpadana. Un'infrastruttura ritenuta da molti strategica nel «Corridoio mediterraneo» da Siviglia a Budapest, ma avversata da un radicato movimento di oppositori, fondato nel 1989. La protesta è nata appena i governi hanno lanciato l'idea della nuova ferrovia, e i No Tav non hanno mai desistito, anche se l'attuale progetto è profondamente diverso da quello accantonato alla fine del 2005, dopo gli scontri in Valle di Susa. La Torino-Lione è un'opera cosiddetta «low cost», che verrà realizzata in diverse fasi. Non tutto subito l'intero tracciato (dal circondario di Lione a Settimo Torinese), si parte invece con il tratto internazionale: il tunnel di base, 57 km scavati nel massiccio dell'Ambin (12 in territorio italiano, 45 in Francia) tra St.Jean de Maurienne e Susa, dove verranno costruite le due stazioni internazionali, più una galleria di 1.800 metri e un ponte sul fiume Dora per collegarsi alla vecchia linea, a Bussoleno (Torino). L'accordo siglato a Roma a fine gennaio prevede che il costo della parte internazionale sia al 57,9% a carico dell'Italia, al 42,1% della Francia. Se l'Unione Europea concederà il massimo cofinanziamento possibile, pari al 40% dell'importo, la spesa dei due paesi sarà rispettivamente di 2,7 miliardi e 2,1. La decisione è attesa entro il 2013. Lo scavo del tunnel di base dovrebbe iniziare nel 2014, ma in realtà sarà anticipato all'inizio del 2013 prolungando una delle discenderie esplorative francesi già realizzate, che in futuro sarà un pezzo della maxi-galleria. Ma ieri è esplosa la protesta. 600 no-TAV italiani, prima sono stati bloccati per ore ai posti di frontiera e di controllo sull'autostrada, poi circondati in una piazza lionese senza possibilità di sfilare in corteo, quindi fatti risalire a forza di cariche e lacrimogeni sui pullman. Preoccupazione per alcuni italiani che, in segno di solidarietà con i francesi, sono rimasti nelle strade di Lione lasciando partire i pullman. Il raduno si è sciolto attorno alle 8, con un bilancio di una cinquantina di fermi nel corso della giornata. Gli attivisti italiani si sono ritrovati in una piazza completamente circondata da blindati della gendarmeria e della polizia - con agenti in tenuta antisommossa che sui blog e Twitter sono stati subito ribattezzati Robocop - e soprattutto da una rete di fil di ferro contro la quale si è scatenata la rabbia della protesta. La polizia ha risposto a questi gesti dimostrativi con gli spray urticanti e gli idranti. Il peggio è però avvenuto poco più tardi, quando i NoTav, conclusa un'assemblea con i francesi, sono stati invitati a lasciare la piazza. La polizia ha cominciato a perquisire i pullman, immaginando che alcuni francesi per sfuggire ai controlli e all'eventuale fermo si fossero mescolati agli italiani.

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