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Monta la rabbia contro gli evasori fiscali a Roma.

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Maanche di ristoranti, medici e avvocati duri a consegnare la ricevuta fiscale. E distributori automatici di carburante che erogano meno benzina di quanta ne paghi il consumatore. Sono queste le maggiori segnalazioni ricevute al 117 della Guardia di finanza della Capitale, competente anche sul territorio provinciale. Del delatore c'è pure l'identikit: dai 30 in su di età. Soprattutto adulti. Da gennaio a ottobre gli uomini del colonnello Davide Cardia hanno ricevuto 8.230 telefonate, una media di 25 al giorno. L'anno prima 7.691 e nel 2010 hanno toccato quota 6.591. Un costante aumento che dimostra la crescente intolleranza del romano ai furbetti del fisco, specie da quando in carica a Palazzo Chigi c'è il governo di Mario Monti. Chi chiama al 117 viene subito accontentato. Di regola il militare al centralino prende nome e cognome di chi è dall'altra parte del telefono, i dati del presunto fatto illecito che si denuncia e invia la pattuglia. Invece le cose cambiano se a raccontare il fattaccio è un anonimo. La segnalazione non finisce nel cestino. Però ha un'attenzione diversa, minore. Cambia la priorità. Telefonare al 117 non è l'unico modo per puntare gli occhi della Finanza su un possibile evasore fiscale. C'è anche un'altra strada, l'invio di un esposto via posta. Qui i numeri cambiano:al 31 ottobre sono state contate 1.412 missive a fronte di 911 del 2011. Rispetto alla telefonata, la differenza del testo scritto sta in una più articolata descrizione dell'episodio e nelle "prove" che vengono allegate. Il caso più curioso è quello rappresentato all'inizio dell'anno da una studentessa maltese a Roma. Era inquilina di un appartamento a piazza Bologna, a due passi dalla Sapienza. La proprietaria non voleva registrare il contratto di affitto e lei ha spedito alla Finanza le chiavi dell'abitazione dimostrando che ne aveva la piena disponibilità. I militari hanno preso molto sul serio il capitolo fiscale delle abitazioni o posti letto dati in nero in affitto a studenti delle tre università capitoline. All'inizio dell'anno accademico alle direzioni amministrative degli atenei è stato inviato un questionario, girato agli universitari, col quale si cerca di censire il fenomeno degli iscritti fuori sede, tentando di stabilire l'ampiezza del mercato abusivo delle case. I numeri sono importanti: i ragazzi sono 2.500 a Roma Tre, seimila alla Sapienza e quattromila a Tor Vergata. In certi casi la delazione è accompagnata da foto, come nel caso di un presunto tassista evasore. Nella lista sono finiti pure gli stranieri. Si tratta di ristoranti e parrucchiere cinesi, sedicenti dentisti bengalesi, muratori romeni, commercianti abusivi senegalesi o del Bangladesh. In percentuale maggiore a denunciarli sono stati i loro stessi connazionali. In misura minore i romani. Spesso sono stati loro clienti. Hanno ottenuto quello che volevano ma si sono arrabbiati perché hanno evaso il fisco, anche studiando espedienti sofisticati. Un esempio è il ristorante: il cameriere non porta la ricevuta fiscale con il numero progressivo e la sigla. Ma un foglio simile, di solito stampato dalla stessa tipografia che fornisce il blocco regolare. Insomma, "rubare" al fisco aguzza l'ingegno.

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