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Alla fine è arrivato anche il giorno in cui Gianfranco Fini ha scaricato i suoi.

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Inquella nuova formazione – nella quale insieme al presidente della Camera dovrebbero confluire anche Pier Ferdinando Casini e Luca Cordero di Montezemolo – però, di spazio per gli attuali parlamentari di Fli ce ne sarà poco, pochissimo. «La lista per l'Italia non ha senso se sarà un contenitore dove si affluisce solo con la speranza di raccattare un posticino in più ed arrivare in Parlamento per giocare il ruolo dell'ago della bilancia» ha scandito Gianfranco Fini. Riservandosi pochi minuti dopo il colpo finale: «I partiti aprano le loro liste a personalità del mondo accademico e della cultura e non solo ad esponenti degli apparati politici. Se lo faranno sono convinto che gli elettori li sapranno premiare». Dando così concretezza a un ragionamento che già da tempo circolava dentro il partito: unendosi all'Udc i posti di Fli saranno «cannibalizzati» dai centristi. Perché non si capisce il motivo per cui Pier Ferdinando Casini dovrebbe lasciare a casa qualcuno dei suoi per far spazio a esponenti di un partitino che nei sondaggi vale qualcosa appena sopra l'1 per cento. Da tempo però qualcosa si è rotto nel rapporto tra Gianfranco Fini e la base di Futuro e Libertà. Soprattutto tra i giovani è cresciuta la delusione contro un leader che sentono sempre più distante e soprattutto impegnato a difendere i suoi privilegi. Umori, rabbia, insofferenza che si percepivano ieri mattina nella sala del Capranica. Insieme, per la prima volta, anche alla voglia di «rottamare» un capo non più carismatico. Tentazione che avrebbero anche i parlamentari, sicuri ormai di doversi contendere pochi posti – tra i garantiti ci sarebbero solo Benedetto Della Vedova e Giulia Bongiorno – ma con poche possibilità di poter «emigrare» altrove. Fini, da parte sua, non ha alcun rimpianto. E punta dritto a far nascere la nuova «Lista per l'Italia» nelle quale trovare spazio per essere riconfermato in Parlamento. Dove ormai siede da quasi trent'anni. «Non ha senso attendere che suoni la campana dell'ultimo giro» è l'appello che ha lanciato all'Udc e a Montezemolo. Dobbiamo «accelerare» il progetto, ha insistito. E per farlo «dobbiamo cominciare a sentirci tra noi, a vedere i programmi», visto che «non si parte dalle organizzazioni, ma dai contenuti» per «far capire agli italiani che la Lista per l'Italia non ha solo Monti premier come obiettivo, ma delle parole d'ordine» che diano risposte ai problemi concreti del Paese. Il presidente della Camera chiude però a possibili accordi con il Pdl di Angelino Alfano: «Con i se e i ma non si va da nessuna parte e poi francamente non mi interessano tutte queste elucubrazioni». Casini, però, non sembra aver voglia di farsi mettere fretta. «Stiamo lavorando», ma «per fare le cose serie ci vuole tempo», aveva detto poco prima in un convegno a Firenze, ricordando che il progetto punta a «mettere insieme» la società civile, quella «seria» che non vuole rifluire nel grillismo e «quella parte delle istituzioni e della società politica che ha consentito all'Italia di cambiare strada grazie al governo Monti». Qualche ora dopo è arrivata anche la replica diretta al leader di Fli: «Non bisogna perdere tempo, ma credo che stiamo andando avanti con serietà. Siamo tutti d'accordo nel procedere in questo disegno ed è la volontà comune». Il leader dell'Udc ci tiene a rivendicare il ruolo dei partiti: «Il governo Monti non è venuto lì perché lo ha portato lo Spirito Santo: lo ha portato la buona politica». Pa. Zap.

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