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Ultimatum del Cav al Professore «Dal vertice Ue vogliamo risultati»

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Berlusconi ai suoi: «Farlo cadere sarebbe una catastrofe Ma d'ora in poi deve concordare con noi i provvedimenti»

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Forsequalcosa di più, visto che il premier Mario Monti si è detto disponibile a proseguire a oltranza la trattativa in sede di Consiglio europeo. Dopo il Pdl presenterà a Palazzo Chigi il conto. Niente elezioni anticipate, almeno per ora, ma per il partito di Angelino Alfano l'appuntamento di Bruxelles è fondamentale e il Professore non può permettersi di tornare in Italia a mani vuote. Né può pensare che il Pdl continui a votare tutto e il contrario di tutto solo per senso di responsabilità. E anche se a via dell'Umiltà spiegano che non si tratta di un ultimatum, di certo ci somiglia molto. Sia Alfano che Silvio Berlusconi, parlando ai gruppi parlamentari prima e dopo il pranzo con Monti («si è mangiato bene» assicura l'ex premier), spiegano chiaramente quale sarà la linea: il sostegno al governo non è in discussione, ma ora inizia la fase del «confronto». Per dirla con le parole di un deputato molto vicino al segretario: «Monti non può più permettersi di non dirci cosa sta facendo. Dovrà spiegarci i provvedimenti nel dettaglio e accettare le nostre proposte». Insomma non sarà più possibile uscire da Palazzo Chigi, come accaduto ieri e come raccontato dal Cavaliere ai suoi, con «un senso di indeterminatezza assoluta» rispetto alle proposte che il premier vuole portare in Europa. Anche perché, finora, l'accondiscendenza con cui il Pdl ha accettato di votare provvedimenti che non condivideva fino in fondo (a cominciare dalle quattro fiducie di ieri sulla riforma del lavoro) ha prodotto più danni che altro. «Il 78% dei nostri elettori è contrario al sostegno al governo Monti - spiega Berlusconi - Abbiamo fatto tre focus nel nord, centro e sud, il 36% continua a votare il Pdl e per i candidati del Pdl. Il 54% si è rifugiato nell'astensionismo o scheda bianca, il 10% ha votato Grillo. Ma non c'è un solo elettore che non si sia detto pronto a ridare il suo voto al Pdl qualora ci fossero candidati e programmi convincenti». L'obiettivo è raggiungere il 40% alle prossime elezioni e, secondo Alfano, non è impossibile visto che i «sondaggi registrano da due settimane segnali di crescita». Il Cav concorda, anche se è chiaro che per raggiungere la meta occorre superare le fibrillazioni che hanno trasformato il Pdl in un campo di battaglia tra ultramontiani e antimontiani. Berlusconi prova a rassicurare entrambe le fazioni. Spiega che adesso non si può far altro che «andare avanti» ed invita tutti ad usare «toni consapevoli» perché un'eventuale caduta dell'esecutivo verrebbe percepita dei nostri partner europei come una vera e propria «catastrofe». Ciò nonostante è chiaro, come spiega anche Alfano, che le perplessità ci sono e che servono i risultati. «Monti è forte e credibile a livello internazionale - dice il segretario - Deve metterci i contenuti. Credo che tutto ciò ha senso se arrivano i risultati. L'aspettativa nostra è che il presidente del Consiglio torni a casa dal vertice Ue con dei risultati». Ma quali risultati? Per Berlusconi l'unica misura veramente efficace sarebbe quella di trasformare la Bce in prestatrice di ultima istanza. Mentre sullo sfondo resta la suggestione di vedere la Germania uscire dall'Eurozona. «Riteniamo che non sia un male» ribadisce l'ex premier ricordando che l'argomento sarà discusso il 15 luglio in un incontro organizzato da Antonio Martino presso l'università delle Libertà. Insomma, l'impressione è che Berlusconi continui a vivere di «vorrei, ma non posso». Oscillando continuamente tra grillismo e responsabilità. Anche per quanto riguarda il futuro del Pdl. I «falchi» lo vorrebbero nuovamente in campo e tanti saluti alle primarie volute da Alfano e fissate per il 30 settembre. Le «colombe» gli hanno già ritagliato un ruolo da padre nobile lontano dall'agone politico. E lui? «Al di là delle primarie e di Alfano - assicura -, io resto sempre a disposizione pronto a fare la mia parte». Che, udite udite, potrebbe essere quella di ministro dell'Economia in un esecutivo guidato da Angelino. Niente Colle, niente ruoli istituzionali, per il suo futuro il Cavaliere sogna via XX Settembre. Ipotesi che il leader del Pd Pier Luigi Bersani liquida con una battuta: «Speriamo che in Europa non leggano che vuole fare il ministro dell'economia...» Poi, dopo una divagazione sulla legge elettorale che verrà modificata (entro luglio secondo Alfano) e che somiglierà probabilmente a quella in vigore nel sistema tedesco, uno stop al proliferare di liste e listine civiche al fianco del Pdl: «Non dobbiamo rinunciare ai pensionati, a Sgarbi, ai responsabili e agli altri. Però immaginate: come si fa a governare così?» L'ultimo pensiero è per gli alleati. Il segretario Alfano guarda al Senato e alla discussione sulle riforme istituzionali e spera che sia l'occasione per far «risorgere un'alleanza con la Lega su contenuti e non su negoziati di potere». Berlusconi guarda a Pier Ferdinando Casini e alle sue aperture, parzialmente frenate, nei confronti del centrosinistra: «Sta cinicamente ad attendere da che parte stia la convenienza. Se va con la sinistra si porterà dietro solo il 10% dei suoi voti». E chissà che il resto non regali al centrodestra un nuovo governo con il Cav all'Economia.

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