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Il Pd litiga anche per rinnovarsi

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Fioroni contro Fassina: «Basta funzionari in Parlamento» Ma nel 2008 portò alla Camera la sua segretaria particolare

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Sabato,parlando ai segretari dei circoli del Pd, Pier Luigi Bersani aveva lasciato intendere che la discussione sui tecnicismi non l'appassionava affatto. «C'è tempo - aveva spiegato - ora si deve pensare all'Italia». Eppure, nonostante tutto, da tre giorni il partito discute e si divide proprio su questo. Segno che la sfida lanciata dal sindaco di Firenze Matteo Renzi, pur snobbata pubblicamente dal segretario, ha colto nel segno. Tutto ruota attorno alla solita parola: rinnovamento. Renzi ha fatto nomi e cognomi: basta con Walter Veltroni, Massimo D'Alema, Franco Marini, Rosy Bindi. Gente entrata in Parlamento per la prima volta tra la fine degli anni '80 e gli inizi dei '90. Non sono i soli. La pattuglia dei parlamentari Pd con alle spalle più di tre legislature è piuttosto nutrita: da Anna Finocchiaro a Giovanna Melandri, passando per Livia Turco e Arturo Parisi, solo per citarne alcuni. Lo statuto già prevede per loro la possibilità di non essere ricandidati. Salvo deroghe. Ma le tre legislature sono un concetto piuttosto labile. Va considerata legislatura quella che durò solo 2 anni tra il 2006 e il 2008? In tal senso anche Dario Franceschini, Giuseppe Fioroni ed Enrico Letta avrebbero superato il limite. Li salverebbe dalla «rottamazione» solo l'intrepretazione per cui le tre legislature coincidono con 15 anni in Parlamento. O, per l'appunto, una deroga decisa ai piani alti di via del Nazareno. Ma non sarà facile. I «giovani» guidati da Renzi, infatti, continuano a ribadire il concetto. Mentre i «vecchi» cercano di difendersi. Così Fioroni, ad esempio, spiega che «il Pd deve essere un partito aperto con separazione netta a tutti i livelli tra dipendenti e dirigenti politici». «La prossima assemblea - prosegue - proporremo preferenza unica di genere e partito aperto, così nessuno vivrà di politica ed ognuno persa la fiducia degli elettori tornerà al proprio lavoro e farà politica volontariamente». «Bisogna realizzare - gli fa eco un altro ex Popolare come Lucio D'Ubaldo - un partito consapevole di non poter trasferire (con il Porcellum) i funzionari di partito in Parlamento». Una risposta diretta al responsabile economico del Pd Stefano Fassina che, attaccando Renzi, lo aveva bollato come un «portaborse» diventato sindaco per «miracolo». Ma anche uno stop a chi, come lo stesso Fassino e come altri dirigenti del partito, potrebbe ambire ad una poltrona da deputato nella prossima legislatura. E forse quello di Fioroni è un mea culpa visto che nel 2008, non esitò a candidare la propria segretaria particolare Luciana Pedoto facendola entrare alla Camera grazie al sistema delle liste bloccate. Non fu il solo. La coppia Veltroni-Franceschini, che ai tempi guidava il partito, candidò nell'ordine: Piero Martino, allora capo ufficio stampa del Pd e già portavoce di Dario; Vinicio Peluffo, capo della segreteria di Walter; Alberto Losacco nel 2008 direttore della struttura nazionale del partito e Federica Mogherini, responsabile documentazione della campagna elettorale e responsabile istituzioni del Pd. Romano Prodi, oltre a confermare il suo portavoce Silvio Sircana, piazzò Sandra Zampa, sua capo ufficio stampa a Palazzo Chigi. Andò male a Bindi che non riuscì a fare eleggere capo della sua segreteria Salvatore Russillo. Potrà recuperare alle prossime elezioni.

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