Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Le sfide interne spaccano i movimenti. Il Pdl rischia di più

default_image

  • a
  • a
  • a

Due«sfide» interne ai partiti molto diverse fra loro ma «fisiologiche», che non rappresentano nessuna novità per l'elettorato italiano e dall'esito finale impossibile da pronosticare. Questa in sintesi l'analisi dei sondaggisti dopo le ultime prese di posizione di Berlusconi e l'ennesimo botta e risposta a distanza fra il segretario del Pd Pierluigi Bersani e il «rottamatore» Matteo Renzi. Quasi tutti i sondaggisti sottolineano le differenze fra il confronto interni ai principali partiti della maggioranza. Secondo Maurizio Pessato della Swg, «nel Pd c'è una sfida interna vera, reale, che andrà fino in fondo e che propone agli elettori, in un quadro strutturato, la scelta della leadership. Il tutto - sostiene - rientra nella cornice naturale del partito, basti pensare che Renzi ha già detto che se dovesse perdere sosterrà il vincitore». «Nel centrodestra - prosegue - la situazione è molto più difficile e soprattutto non così netta, perché Berlusconi si è dapprima tirato indietro, ha indicato il suo successore Alfano, che potrebbe però essere debole. Da qui la sua indecisione se tornare in campo o fare solo il padre nobile del partito. Una indecisione che creerà problemi». Anche per Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, «siamo di fronte a due situazione diverse» anzi, quella all'interno del Pdl «non è affatto una battaglia, come lo è quella nel Pd». «Berlusconi si sente l'ispiratore dei moderati e a Fiuggi non ha assolutamente rinnegato la leadership di Alfano, ma si è proposto come punto di riferimento dei moderati, quindi anche di altri partiti, a partire dall'Udc. Nel Pd invece - secondo Ghisleri - si assiste a una vera e propria lite interna al partito e non fra partiti di una coalizione che si riconoscono nella stessa idea come quella dei moderati». «Il mercato politico italiano sta vivendo un momento di grande mobilità come alla fine degli anni '90 - sostiene Renato Mannheimer, direttore dell'Ispo - e il 60% elettorato non sa per chi votare. C'è dunque un'ampia potenzialità che fisiologicamente comporta un forte movimento nei partiti». Secondo Mannheimer «nel Pdl, che soffre di più stando ai sondaggi, c'è una disperata ricerca di far tornare a crescere il partito. Per Nicola Piepoli, presidente dell'Istituto Piepoli, «non c'è nulla di nuovo sotto il sole. Nessuna novità nella sfida Renzi-Bersani e nessuna novità sul fatto che Berlusconi non voglia uscire di scena».

Dai blog