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«Uscire dall'euro? Non è un tabù»

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Berlusconi insiste sull'ipotesi di poter tornare alla lira Ma intanto assicura a Monti il sostegno del Pdl fino al 2013

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Maallo stesso tempo sostegno al governo Monti perché non possiamo addossarci la colpa che si presenti a Bruxelles per il Consiglio europeo senza la riforma del lavoro in tasca. Due concetti che Silvio Berlusconi ha ripetuto ieri prendendo parte parte alla presentazione di un libro su Obama alla Camera. Di fronte all'impegno del governo di inserire nel decreto sullo sviluppo le modifiche che il Pdl chiedeva al ddl lavoro, il Cavaliere non ha avuto problemi a ripetere in pubblico, come in privato, che «da parte del Pdl ci sarà un leale sostegno al governo». Si ma fino a quando il Popolo della Libertà continuerà a sostenere l'esecutivo? La domanda se la pongono nel Pdl dove il malumore per quelli che sono considerati ormai i «diktat» di Monti inizia ad essere non più contenibile. Un malessere che i vertici del partito hanno descritto al Cavaliere mettendolo al corrente che difficilmente la maggioranza dei gruppi parlamentari accetti di votare un altro provvedimento seguendo il metodo che è stato seguito sul ddl lavoro. Il Cavaliere, raccontano, avrebbe però ribadito che fino al vertice europeo la linea non deve cambiare: «Dopo però vedremo il da farsi», parole che i falchi interpretano come un ultimatum lanciato proprio al Professore, mentre i più cauti insistono sul fatto che a questo esecutivo non ci sono alternative, cosa che dicono, sa bene anche l'ex premier. La fotografia è di un partito in grossa difficoltà, senza una linea ben precisa. Tant'è che per evitare ulteriori fibrillazioni è stato deciso di annullare la riunione del gruppo della Camera. La riunione si terrà lo stesso giorno della direzione nazionale. Nel frattempo le «contromosse» sul tavolo del Cavaliere sono diverse. I pasdaran insistono per staccare la spina al governo e andare a votare alla luce anche dei sondaggi che danno un Pdl in caduta libera. Diverso è invece il ragionamento di chi ipotizza un «Monti bis», come segnale di discontinuità, con un ingresso di politici nell'esecutivo in modo da mediare prima sui provvedimenti che poi arrivano all'esame del Parlamento. Forse a sbrogliare la matassa ci penserà la direzione del partito convocata per il 26 giugno, proprio alla vigilia del summit Ue. Quello che però non sfugge a molti deputati pidiellini è la sensazione che Berlusconi sia già in campagna elettorale. Approfittando della presentazione di un libro (in una sala dove erano visibili molte poltrone vuote) l'ex capo del governo è tornato su uno dei suoi cavalli di battaglia: costringere la Germania ad accettare che la Bce si trasformi in una sorta di Fed in grado di dare garanzie agli stati dell'Eurozona. In caso contrario avverte Berlusconi «L'Italia prenda in considerazione la possibilità di uscire dall'Euro». Una idea sulla quale l'ex premier sembra voler «giocare» gran parte della sua campagna elettorale. Ieri, ad esempio, ha annunciato che il 15 luglio « si terrà un convegno alla nostra Università delle Libertà con tutti i Nobel economici, sotto la regia di Antonio Martino, per discutere dell'ipotesi di uscire dall'euro». Berlusconi ha ricordato ancora una volta che dall'entrata in vigore dell'euro «non si è più potuto fare svalutazione e la nostra bilancia dei pagamenti scende, mentre quella della Germania sale in maniera impetuosa». La soluzione individuata dall'ex premier è di procedere ad una «svalutazione competitiva, che aiuta le esportazioni. In questo modo i consumatori italiani comprano più prodotti italiani». «Non è una bestemmia – ha proseguito – ci sarà certo uno scandalo su una tale ipotesi, ma cosa può succedere? C'è chi pensa che può esserci una perdita di ricchezza ma io non arrivo a capirlo: la casa non avrebbe una perdita di valore». «Non bisogna aver paura di una moderata inflazione – ha concluso – Negli anni '80 avevamo un'inflazione a due cifre ma ci sono stati aumenti di consumi e la disoccupazione era al minimo».

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