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Il giorno più difficile di Elsa Fornero da ministro del Lavoro si conclude con un sostanziale pareggi

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La«lady di ferro» del governo Monti ammette nell'audizione al Senato l'errore sul numero degli esodati, cioè delle persone rimaste senza lavoro e senza pensione a causa della riforma, ma al tempo stesso attacca ancora l'Inps, stavolta con toni più soft. L'istituto previdenziale aveva parlato di 400mila lavoratori «lasciati a terra» dalle nuove regole, il ministro replica parlando di «dati fuorvianti che hanno impropriamente alimentato la polemica». Questo perché la tabella Inps «lasciava credere che fossero 400mila i lavoratori da salvaguardare, cosa che invece non è». Secondo la Fornero, però, anche le prime stime del governo non sono state esatte. Se fino a ieri la versione ufficiale parlava di 65 mila unità danneggiate dalle nuove regole, ora a questa cifra si sono aggiunti altri 55 mila lavoratori. In tutto fanno 120 mila. L'errore, però, ha per il ministro una sua motivazione: «Non abbiamo mai nascosto dati all'opinione pubblica - si difende - ma solo scelto di salvaguardare primariamente coloro che si fossero trovati subito in difficoltà. Gli altri lavoratori non hanno un'imminenza di rischio e dovrebbero andare in pensione dopo il 2014. L'assenza di risorse finanziare immediatamente reperibili hanno indotto a ritenere che si potesse affrontare il problema nei mesi successivi». Ora però, anche in virtù delle polemiche sorte intorno alla questione, quel momento è arrivato. Ancora nessun provvedimento ufficiale, ma una serie di soluzioni allo studio per le quali la Fornero invoca un «serrato confronto con le parti sociali». Tra le ipotesi quella di estendere agli esodati meno anziani il sussidio di disoccupazione; farne partecipare altri ai lavori di pubblica utilità; dare la possibilità anche agli uomini di passare al contributivo pieno; elargire contributi e incentivi fiscali a chi dovesse «riassorbire» gli esodati; concedere per alcuni deroghe alla riforma pensionistica. Il tutto, «vagliando attentamente oneri e coperture». Tra la nuova platea di 55mila esodati anche i lavoratori Fiat di Termini Imerese, finiti in cassa integrazione dal 1° gennaio 2012 per cessata attività. Questi ultimi erano esclusi dal primo decreto perché l'accordo per la mobilità era stato firmato prima del 4 dicembre ma l'uscita dal lavoro, con il passaggio alla mobilità, era prevista dopo un periodo di cassa integrazione e quindi in data successiva al 4 dicembre. Una circostanza che non ha fermato le critiche dei sindacati. «Le risposte del ministro sono state evasive - ha detto il segretario confederale della Cisl Maurizio Petruccioli - e gli strumenti proposti assolutamente inadeguati. La Fornero continua a sottovalutare il problema». «È ripartita la danza dei numeri - ha accusato Vera Lamonica della Cgil - ma per quanto riguarda le soluzioni siamo ancora in alto mare». Appena un po' più tenero il mondo della politica. Ieri all'audizione al Senato c'erano molti scranni vuoti, soprattutto tra le fila del Pdl (una sessantina di assenti). Quando però si è trattato di commentare nessuno si è tirato indietro. Al vetriolo i commenti delle opposizioni, dalla maggioranza si è invece apprezzato il cambio di rotta del ministro. Per Maurizio Sacconi del Pdl «correggersi è sempre segno di saggezza, ma ora bisogna conciliare conti e sostenibilità sociale». Su un'altra posizione il collega di partito Renato Brunetta: «Se il governo metterà la fiducia sulla riforma del lavoro, io voterò contro». Sì, perché la drammatica questione degli esodati si affianca al cammino del ddl sul lavoro che il governo, in virtù anche delle sollecitazioni estere, in ultima quella del Fondo Monetario Internazionale, vorrebbe vedere approvato entro il 28 giugno. Proprio di questo si è discusso, oltre all'opportunità di aprire un tavolo tecnico sugli esodati, nella riunione tra la Fornero e i capigruppo della maggioranza tenutasi subito dopo l'audizione. La posizione del ministro, come confessato già in mattinata, si è ammorbidita: «Noi non abbiamo dogmi - aveva detto intervenendo telefonicamente a un convegno - e siamo pronti a modifiche. Ora, però, la riforma va approvata al più presto. Poi nei prossimi mesi i suoi effetti andranno monitorati e, se si riscontrassero delle criticità, si potrebbe emendarla». Per il Pd, invece, aveva parlato l'ex ministro Cesare Damiano: «Se si risolve il problema degli esodati siamo pronti a votare immediatamente il provvedimento». I tempi in realtà sono strettissimi. La riforma è attualmente in seconda lettura alla Commissione Lavoro della Camera. Per passare entro il 28 giugno dovrebbe essere approvata senza modifiche per non tornare al Senato. Si vedrà. Nel futuro di Elsa Fornero, però, c'è anche la mozione di sfiducia individuale presentata contro di lei da Idv e Lega. L'incognita è rappresentata dai malpancisti del Pdl. Ma con la rassicurazione del capogruppo al Senato Gasparri («noi non la voteremo»), il cammino del ministro sembra meno accidentato.

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