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«Competitività e lavoro sono le priorità per l'Italia»

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Anchese forse sarebbe meglio dire nei prossimi giorni visto che, in testa alla lista delle priorità, viene inserita l'approvazione della riforma del mercato del lavoro. Il testo è alla Camera e il premier Mario Monti ha già chiesto che il via libera arrivi prima del vertice europeo del 27 e 28 giugno. Le forze politiche non hanno ancora trovato un accordo, ma ieri hanno aperto alla possibilità di un'approvazione rapida. E ora è presumibile che, davanti al pressing del Fmi, l'iter subisca un'ulteriore accelerazione. Ma non è l'unica indicazione che arriva da Washington. All'Italia, cui viene comunque riconosciuto di aver fatto dei progressi dal 2010, il Fmi chiede anche di attuare le «misure di liberalizzazione» e di «incoraggiare le privatizzazioni sia a livello centrale sia a livello dei governi locali per frenare il coinvolgimento dello Stato nell'economia e ridurre il debito». Non solo, l'esecutivo dovrà «rafforzare l'efficienza del sistema giudiziario», «decentralizzare la contrattazione salariale per tenere in considerazione le differenze regionali nella produttività», «introdurre differenziazioni regionali nei salari del settore pubblico e rivedere il sistema di incentivi fiscali per le contrattazioni salariali di secondo livello» e «rilassare le tutele dei contratti standard e armonizzare/ridurre il numero dei contratti di lavoro». Insomma il Fmi vuole che il nostro Paese non si fermi, ma anzi continui, con più decisione, lungo la strada delle riforme. E siccome il tutto è contenuto in uno studio dal titolo Incoraggiare la crescita in Europa ora (realizzato dallo staff del Dipartimento Europeo del Fmi e firmato da Bergliojt Barkbu, Jesmin Rahman e Rodrigo Valdes) ecco alcune priorità per il complesso dell'Unione. La prima è la salvaguardia del sistema finanziario. «La salute del sistema finanziario - scrivono gli analisti del Fondo - è essenziale per sostenere la domanda». Per questo «la ristrutturazione delle banche va incoraggiata», mentre va «promossa la ricapitalizzazione». Poi c'è, ovviamente, il nodo della crescita. «Spingere la crescita è sempre importante - prosegue lo studio - e nell'area euro è divenuto urgente»: la «crescita è cruciale per la stabilità». Attenzione, però, a non lasciarsi condizionare dall'assenza di risultati, almeno nell'immediato. Le riforme, infatti, soprattutto se «strutturali», possono «spingere notevolmente la crescita», ma nel «medio-lungo termine». Per questo «bisogna essere realisti»: ci sarà sicuramente un effetto sulla fiducia, ma «l'impatto a breve termine sulla crescita sarà probabilmente modesto».

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