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Per l'ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, oggi è il giorno del giudizio.

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Ilsenatore Lusi, che secondo l'accusa avrebbe stornato 23 milioni di euro dalle casse del partito, ha cercato venti colleghi che potessero richiedere, come prevedono le norme, il voto segreto. Avrebbe raccolto una quindicina di firme. L'aria che si respira a Palazzo Madama è favorevole all'arresto. Dal canto suo, Lusi ha inviato a tutti i colleghi la memoria difensiva già a disposizione della giunta delle immunità, rilegata e accompagnata da una lettera in cui spiega la sua richiesta di respingere il parere favorevole della giunta stessa. «Potrete constatare anche voi - scrive l'ex tesoriere - l'insussistenza di qualsiasi fondamento giustificativo dell'esigenza di custodia cautelare nei miei confronti (come peraltro nei confronti di mia moglie». Nella lettera, Lusi parla di «inequivocabile significato discriminatorio» della vicenda e annuncia di aver sottoposto alla magistratura le dichiarazioni di «un parlamentare di quest'aula», ossia Francesco Rutelli, secondo il quale «i senatori non sarebbero liberi di pronunciarsi nel merito della richiesta di arresto perché a suo dire se il Senato non si ergesse a tutela dello Stato di diritto, qui fuori arriverebbero i forconi». Oggi alle 16,30 sarà il presidente della giunta per le Immunità del Senato, Marco Follini (Pd), a presentare all'emiciclo il parere dell'organo parlamentare, che lo scorso 12 giugno ha detto sì alla richiesta di custodia cautelare. È su questo parere che i senatori sono chiamati a decidere. Secondo la prassi istituzionale se l'aula voterà per l'arresto, difficilmente le manette per il senatore scatteranno fuori dal Senato. Lusi, salvo colpi di scena, ha 24 ore per costituirsi. A seconda degli accordi che i suoi avvocati prenderanno nel caso con la Procura, l'ex tesoriere potrà andare a costituirsi dalle forze dell'ordine o direttamente in carcere. Stando a quanto riporta l'ordinanza di custodia cautelare del Gip di Roma Simonetta d'Alessandro, per Lusi è stato chiesto l'arresto nella casa circondariale di Regina Coeli. Attacca il leader de La Destra, Francesco Storace, che ha tappezzato Roma con manifesti che «consigliano» in questi giorni caldi di «mandare al fresco» Lusi. Già l'altroieri Storace aveva spiegato: «Il Senato non indugi e voti esattamente come il popolo che dice di rappresentare». Interviene anche Beppe Grillo, secondo cui il voto su Lusi «comunque vada sarà un successo». Il «megafono» del MoVimento 5 Stelle se la prende col Pd: «Meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Lo disse Andreotti, lo faranno in Senato se non vogliono rischiare l'estinzione». Beppe Grillo, in un lungo post sul suo blog, non usa mezzi termini. Il leader del Movimento 5 Stelle definisce l'ex tesoriere della Margherita «il mariuolo della seconda Repubblica». Poi passa all'attacco del segretario del Pd: «Essere o non essere, questo è il dilemma per Bersani - scrive Grillo - Se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi di un oltraggioso processo, o negare l'arresto contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre forse fine al pdmenoelle». Alla fine, secondo il comico, il Pd salverà Lusi dal carcere.

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