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Luigi Frasca Oggi il commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia sarà a Madrid per incontrare Mariano Rajoy e discutere del prestito da 100 miliardi di euro promesso dall'Europa alle banche spagnole.

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Iltasso dei Bonos decennali, infatti, ha toccato la soglia di guardia del 7% (lo stesso che fece scattare il piano salva-Atene). E ora appare sempre più possibile la possibilità che, alla fine, Rajoy debba ricorrere ad un salvataggio complessivo sulla scia di quelli che hanno avuto come protagonisti Irlanda, Portogallo e Grecia. A peggiorare il quadro ci sono soprattutto le divisioni crescenti fra i partner europei. Da una parte va registrato l'appello della cancelliera Angela Merkel, affinché Madrid faccia «al più presto» richiesta formale di aiuto (richiesta che, come confermano dall'Eurogruppo, non è ancora arrivata a Bruxelles). Dall'altro c'è il messaggio rassicurante della Commissione europea che, dopo la decisione di Moody's di tagliare il rating di Madrid, prova a salvare il salvabile sottolineando che la Spagna sta reagendo alla crisi «con determinazione», con il sostegno dei partner europei, ma il processo per riguadagnare la fiducia dei mercati «è graduale e richiede tempo». In questo contesto arriva la minaccia del ministro degli Esteri spagnolo Jose Manuel Garcia-Margallo. Una minaccia che ha un obiettivo chiaro: il governo tedesco. Se Berlino «butterà un Paese in pasto ai lupi, ci saranno conseguenze per tutti», avverte, per questo è meglio che la Germania «adotti un'ottica di lungo termine». Del resto, prosegue, «è vero che alcuni Paesi come la Spagna hanno vissuto oltre i propri mezzi, ma questo perché le grandi banche europee decisero di investire in Spagna per fare un mucchio di soldi». Toni più diplomatici quelli usati dal ministro delle Finanze Luis de Guindos che invita a mantenere la calma: «È fondamentale restare calmi, abbiamo un programma che riguarda le misure che dovranno essere prese e sappiamo che ci sono delle circostanze internazionali in questo momento che hanno delle conseguenze sulle tensioni dei mercati». Di certo, aggiunge, il livello di rendimento raggiunto dai Bonos rappresenta una situazione che «non è sostenibile nel tempo». In ogni caso, assicura, Madrid gode del «sostegno dei nostri partner europei». Nel frattempo anche il Fondo monetario internazionale smentisce piani di sostegno per le finanze iberiche: «Non esiste alcuna richiesta di assistenza finanziaria. La Spagna ha adottato una giusta decisione scegliendo di ottenere un sostegno per il proprio settore finanziario, la cui entità fornisce certezza che i bisogni delle banche spagnole saranno interamente soddisfatti; ma è importante che allo stesso tempo continui l'applicazione del programma di riforme intrapreso». Ma al di là delle parole rassicuranti, lo scenario resta poco incoraggiante. Il settore bancario spagnolo è indebitato con la Bce per la cifra record di 287,8 miliardi. Nel primo trimestre, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, i prezzi delle abitazioni hanno fatto registra un calo, anch'esso record, del 12,6%. Allo stesso tempo la banca centrale spagnola è stata costretta a smentire che vi sia il progetto di liquidare banche sotto il controllo del Frob, il fondo di ristrutturazione. Un'ultima rassicurazione per Madrid arriva dal Commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn che spiega come gli interessi che la Spagna dovrà pagare sul prestito (3-4%) saranno «compensati» dagli interessi che Madrid applicherà alle banche beneficiarie. Ben poca cosa, di fronte al rischio che il premier Mariano Rajoy debba nuovamente fare marcia indietro e chiedere un vero e proprio salvataggio. Intanto si attende con una certa preoccupazione il voto di domenica in Grecia. Secondo la Reuters le Banche centrali sarebbero pronte ad agire per calmare eventuali tensioni dopo il voto in Grecia. Un'azione coordinata delle banche centrali potrebbe avvenire, se sarà necessario, subito dopo la chiusura delle urne. Si tratterebbe di un'iniezione di liquidità e potrebbe avvenire già domenica.

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