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Gli Usa temono che il voto greco possa portare instabilità nell'intero pianeta.

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Obamanon può permettersi di presentarsi alle prossime presidenziali con il Paese scosso da una tsunami originato nel mar Egeo. Così l'attenzione della Casa Bianca sulle consultazioni elleniche è ai massimi livelli. Già domani è in programma, a margine del G20, un incontro tra i leader Ue che partecipano al summit e il presidente Usa, sulla crisi dell'euro vista alla luce dell'esito delle elezioni per il rinnovo del Parlamento greco. All'incontro - secondo quanto si è appreso - parteciperanno anche i presidenti del Consiglio e della Commissione Ue, Van Rompuy e Barroso. A segnalare l'attenzione che gli Stati Uniti stanno mettendo sul dossier greco è stato ieri il Wall Street Journal che in un suo articolo ha scritto che «il mondo si prepara al test dell'euro» e l'Europa si «prepara al suo momento Lehman Brothers». Gli occhi - ha riportato il quotidiano americano - sono tutti puntati sulla Grecia e sulle sue elezioni, i cui risultati arriveranno alla vigilia del G20. A Los Cabos, in Messico, il voto greco peserà anche se ci potrebbero volere giorni e settimane per Atene per formare un nuovo governo. Così «Gli Stati Uniti e l'Europa si preparano a potenziali turbolenze», con le banche centrali pronte ad agire. Un intervento coordinato in cui il mercato spera. Così come spera in nuovi aiuti all'economia da parte della Fed mercoledì prossimo, quando la banca centrale americana annuncerà le proprie decisioni di politica monetaria. Il presidente Ben Bernanke, che come Draghi non sarà al G20, potrebbe optare per un nuovo round di allentamento monetario o, come appare più probabile, per un'estensione dell'operazione Twist, con la quale allunga la scadenza dei titoli di stato in portafoglio. Una trasformazioneche lascia nel sistema liquidità aggiuntiva. La naturale scadenza del «Twist» in atto è prevista alla fine di giugno. Sulla base di queste premesse «Il vertice» di Los Cabos «potrebbe essere l'ultima occasione prima delle elezioni di novembre per il presidente Obama per spronare di persona i leader europei ad agire per domare la crisi che minaccia l'economia statunitense e la sua rielezione» ha segnalato il Wsj, precisando che l'amministrazione Obama ha minimizzato le attese per un'immediata azione al G20, che include solo quattro dei 17 paesi membri dell'area euro. I leader dei 27 paesi europei si incontreranno alla fine di giugno. In Messico però anche i Brics:Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa punteranno a fare pressing sull'Ue nel fronteggiare seriamente la crisi che rischia di travolgere anche loro. Intanto Obama, nel suo tradizionale messaggio settimanale alle famiglie americane, ha ribadito come dal Vecchio Continente arrivano già «venti contrari» che soffiano contro la ripresa dell'economia e della occupazione americane. Ma la situazione potrebbe improvvisamente peggiorare. Non a caso la Casa Bianca ha fatto sapere di essere «pronta a tutte le emergenze» per parare i colpi di un eventuale terremoto europeo. Dal punto di vista operativo le banche americane sono nello stato di massima allerta in quella che si prospetta una domenica lavorativa rovente. Centinaia di dipendenti delle maggiori istituzioni attenderanno oggi i risultati delle elezioni in Grecia. E sono «pronti allo scenario peggiore». Il timore, ha scritto il New York Times, è che il voto aumenti le chance di un'uscita della Grecia dall'area euro con ripercussioni sul sistema finanziario e sui mercati lunedì, fin dall'apertura delle piazze asiatiche. Dopo essersi lasciate trovare impreparate nel 2008 con il lunedì nero di Lehman Brothers, le banche americane sono determinate questa volta a farsi trovare pronte. «A New York e Londra sono state create delle squadre d'emergenza. Le banche stanno guidando i clienti sempre più nervosi a prepararsi a reagire a un ampio raggio di situazioni, dall'uscita di un paese dall'area euro alla dissoluzione dell'area stessa». Gli istituti con una sostanziale esposizione all'area euro stanno effettuando test per verificare importanti funzioni, quali lo spostamento di fondi dei clienti da un paese all'altro. Ma le stesse banche stanno anche cercando di proteggere i loro bilanci» valutando l'impatto che avrebbero gli asset denominati in una nuova, più debole valuta». Tutto il mondo insomma oggi guarda alla Grecia e incrocia le dita.

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