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Occhi puntati sulla Grecia che domani decide il suo destino politico e la sua permanenza o meno nella moneta unica.

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Esiccome il il rischio che l'euro possa subire uno scossone non indifferente fino alla sua definitiva scomparsa è grande e metterebbe a repentaglio l'economia dell'intero pianeta le banche centrali, in primis la Bce guidata da Mario Draghi, hanno già steso una rete di protezione costruita con tonnellate di moneta pronte a essere iniettate nelle banche e nell'economia. Il solo annuncio che Eurotower insieme alla Banca d'Inghilterra sono pronte ad aprire i cordoni della borsa in maniera quasi illimitata ha messo il turbo ai mercati finanziari. Che hanno messo a segno una giornata positiva come non registravano da tempo. Insomma il messaggio che arriva dagli operatori è che qualunque sia l'esito del voto greco la struttura di riferimento dell'euro non deflagrerà. Con o senza Atene in Europa il mondo non si ferma. Il capitale è protetto comunque dalla massa monetaria che si gonfierà a dismisura. A sostenere il clima di relativa fiducia è stato proprio Draghi che, pur bacchettando e spronando la politica europea ad avere un ruolo maggiore che l'istituto centrale non può ricoprire, ha assicurato che Francoforte non farà mancare la liquidità alle banche visti i «gravi rischi» che arrivando dalle elezioni greche di domenica. La prima a muoversi, in attesa di una decisione congiunta forse lunedì o mercoledì, è stata così la Banca d'Inghilterra che, in coordinazione con il governo, inietterà liquidità alle banche per sostenere l'erogazione di prestiti alle imprese allo scopo di evitare il rallentamento dell'economia. La mossa prevede l'immissione di 5 miliardi di sterline ogni mese fino a fine anno. Draghi ha invece messo nero si bianco che La Bce «continuerà a garantire liquidità alle banche solventi che ne avessero necessità» e che gli obiettivi delle aste di finanziamento a lungo termine (Ltro) sono stati «ampiamente centrati» anche se è ancora troppo presto per valutare il pieno impatto di queste misure straordinarie. Gli unici nei della giornata sono stati i dati provenienti dagli Stati Uniti: quello sulla produzione industriale a maggio (calato a sorpresa dello 0,1%) e quello sulla fiducia dei consumatori, sceso contro le aspettative. Anche per questo l'attenzione sulla Grecia è alle stelle a Washington dove l'amministrazione Obama - fa sapere uno dei massimi responsabili del Tesoro americano - «è pronta ad ogni emergenza che dovesse arrivare dall'Europa dopo il voto». «Abbiamo la scatola degli attrezzi» a portata di mano hanno assicurato i più stretti collaboratori del presidente. Sentimenti negativi arrivano però anche dal debito spagnolo, raddoppiato dall'inizio della crisi e finito ai massimi degli ultimi 99 anni. Solo nel 1913 infatti il debito aveva superato il 70% del Pil, livello comunque inferiore a quello di inizio del ventesimo secolo quando aveva raggiunto il 124%. Il dato di ieri, unito al giudizio incerto del Fmi nel suo rapporto sul paese che suggerisce una serie di pesanti misure di austerità e taglio spesa, ha fatto quindi schizzare lo spread dei titoli di stato di Madrid a un nuovo record sopra i 550 punti per poi rientrare sotto tale soglia in chiusura. Un movimento che ha trascinato anche il differenziale dei Btp italiani. Ma le Borse, a parte appunto quella di Madrid che si è fermata a un +0,19%, si sono comunque mosse al rialzo. Milano ha guidato la crescita segnando un rialzo del 2,34%. Meno brillanti gli altri mercati europei con un buon risultato di Francoforte (+1,44%) e Parigi (+1,66%). La finanza gradisce il denaro. La Grecia è un dettaglio.

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