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Il Pil scende ancora: -1,4%. Le famiglie bloccano le spese

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Èrecessione per l'Italia, che nel primo trimestre 2012 ha visto un calo del prodotto interno lordo dello 0,8% rispetto al trimestre precedente. L'Istat ha confermato la stima diffusa circa un mese fa ma ha visto al ribasso sia il dato sul trend tendenziale che il dato della crescita acquisita per l'anno: in entrambi i casi si è passati da -1,3% a -1,4%. E un segnale negativo per l'economia arriva anche dal monitoraggio sulle aperture delle partite Iva: nello scorso mese di aprile c'è stato un calo del 3% annuo, mentre, rispetto al mese precedente, si è registrato - ha comunicato il ministero dell'Economia - un vero e proprio crollo, -25,8%. L'economia italiana registra dunque una performance negativa come non accadeva da tre anni e si trova dietro a tutte le grandi economie, dalla media dell'Eurozona agli Stati Uniti, fino al Giappone. Tutti i settori produttivi registrano un segno rosso, fatta eccezione per l'agricoltura. Calano le importazioni ma nel primo trimestre rallentano, su base congiunturale, anche le esportazioni. Il calo più pesante nel primo trimestre dell'anno è quello degli investimenti (-3,6% rispetto al trimestre precedente e -7,6% rispetto al primo trimestre 2011) ma il dato forse più preoccupante è quello del calo della spesa delle famiglie. In un anno nei bilanci sono state ridotte le uscite del 2,4% e il segno meno è davanti ad ogni tipo di acquisto. Se per i beni durevoli (l'auto, il divano o il frigorifero) si assiste ad un crollo a due cifre (-11,8% in un anno), comunque nei budget familiari si risparmia anche su medicine e alimentari, per fare un paio di esempi sui beni non durevoli che sono stati tagliati del 2,3%. Cala, anche se in misura minore (-0,2%), anche la domanda di servizi. «Senza cambiamenti nelle politiche europee e nazionali il Pil calerà quest'anno di almeno il 2%, se non oltre», avverte la Cgil chiedendo «urgentemente una svolta a partire dalla creazione di un piano straordinario per l'occupazione». Per la Cisl «è l'ultima chiamata per il Governo, cui chiediamo di varare immediatamente il decreto sviluppo». La Confcommercio fa presente che «la crisi si allunga» e chiede «misure adeguate e rapide». Per Confesercenti «paura, incertezze e pressione fiscale insostenibile stanno condizionando pesantemente i comportamenti di imprese e famiglie e questo impone una svolta profonda».

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