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Un cul de sac dal quale farà fatica a uscire.

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Ilsegretario del Pd ha infatti deciso di schierare il partito sull'Aventino: alle nomine dei consiglieri di amministrazione non partecipiamo – ha spiegato – perché siamo contrari alla lottizzazione dei partiti. In pratica perché il Pd vuole cambiare la legge fatta da Maurizio Gasparri nel 2004. Una scelta che lo ha fatto finire stretto fra due diversi attacchi: da una parte gli ex Ppi del partito – guidati da Giuseppe Fioroni, Giorgio Merlo e Lucio D'Ubaldo – che gli chiedono a questo punto di lasciare direttamente a Monti la scelta di sette Garanti nel cda; dall'altra quelli che gli chiedono comunque di votare in commissione di Vigilanza il presidente Anna Maria Tarantola per non vanificare la scelta fatta dal premier. La nomina, infatti, deve essere ratificata dalla maggioranza dei due terzi dell'organismo bicamerale ma se il Pd si astiene i numeri diventano a rischio. «Bersani deve essere coerente – ragiona il senatore D'Ubaldo – se veramente non vuole partecipare alle nomine non deve neppure votare in commissione il presidente». Anche se questo vorrebbe dire rimettere in discussione le scelte del premier. Il segretario per il momento sembra non voler arretrare dalla sua idea, nonostante il pressing del presidente della Repubblica e del premier. E ieri lo ha ribadito: «Sulla Rai, penso che i partiti non debbano nominare. Il Pd non lo farà. Comunque le nomine Rai sono di profilo assolutamente credibile». Il segretario dei Democratici al massimo sarebbe disposto a votare solo per la nomina del presidente. Ma questo provocherebbe malumori tra i centristi del suo partito. Che si sono spinti avanti con la proposta dei sette Garanti e che su questo hanno trovato l'appoggio anche di Pier Ferdinando Casini. E su quella proposta ieri si sono allineati anche Beppe Giulietti, di Articolo 21, e Vincenzo Vita, senatore del Pd: «Se davvero si vuole arrivare ad una sorta di "commissariamento" mascherato della Rai, come alcuni sembrano auspicare, meglio, molto meglio chiedere a Monti di farlo in modo esplicito». «Il commissariamento - hanno proseguito - deve tuttavia essere accompagnato dalla presentazione di una proposta che superi radicalmente la legge Gasparri, impedisca la gestione diretta dell'azienda da parte dei governi e dei partiti, restituisca alla Rai autonomia editoriale ed industriale, liberandola da servilismi vecchi e nuovi». Oggi si riunirà proprio la Commissione di Vigilanza della Rai ma con tutta probabilità non verrà presa alcuna decisione. Anche se sicuramente si discuterà del blitz del governo fatto con la nomina del Direttore generale, scelta che invece compete al Parlamento. Nel Pdl cresce la protesta contro l'ingerenza dell'esecutivo ma al momento Alfano aspetta di capire come si muoverà il Partito Democratico. Intanto ieri il il presidente uscente della Rai Paolo Garimberti ha incontrato il presiedente della commissione di Vigilanza Sergio Zavoli e gli ha chiesto una accelerazione da parte di «tutte le parti coinvolte nelle complesse procedure di rinnovo» del Consiglio di amministrazione della Rai. Un'altra spallata a Bersani.

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