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Sulla Rai alleanza centristi Pd-Udc

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Casini d'accordo con Fioroni: «Monti nomini sette Garanti nel Cda. Così la politica resta fuori». Domani si riunisce la commissione di Vigilanza

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Sabatol'area degli ex Popolari del Pd, sfidando la decisione di Bersani di non partecipare alla scelta dei consiglieri del Cda, aveva invece lanciato l'idea di far nominare direttamente a Monti sette Garanti. Ieri Giuseppe Fioroni, che di quell'area è il punto di riferimento, ha ribadito la proposta e ha trovato l'appoggio di Pier Ferdinando Casini. Cioè di quei centristi con i quali i moderati del Partito Democratico vorrebbero che il Pd si alleasse per scongiurare l'accordo con Nichi Vendola. L'assist del leader del Terzo Polo è arrivato in serata: «L'Udc è pronto a rinunciare ad esprimere candidature se sarà il governo ad indicare direttamente anche i 7 consiglieri». «Non mi sfugge e rispetto il valore simbolico della decisione di Bersani di non partecipare alla designazione dei consiglieri di amministrazione della Rai – ha proseguito – Tuttavia, in presenza di nomine e indicazioni di alto profilo individuate dal governo, mi sembra necessario che questa decisione unilaterale del Pd non porti alla conseguenza di un Consiglio di Amministrazione a senso unico. Non mi sembrerebbe un gran risultato per nessuno. Mi auguro che i partiti che sostengono l'esecutivo Monti vogliano riflettere su una proposta che è tesa unicamente a mettere al riparo la Rai dalle solite polemiche politiche». Soluzione che però non piace affatto a Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori del Pdl: «L'onorevole Fioroni dovrebbe rileggere le sentenze, numerose, della Corte Costituzionale che affermano il controllo del Parlamento e non del governo sulla Rai. Proporre come fa lui, che sia Monti a suggerire gli altri sette consiglieri di amministrazione è una istigazione a compiere ulteriori incostituzionalità». «Il Parlamento – ha proseguito – ha pieno diritto di fare in autonomia le proprie scelte e di rilevare le numerose violazioni avvenute, contro la legge e contro le decisioni della Corte costituzionale. Ne abbiamo notate molte. E tutte gravi. Al governo consiglierei prudenza non invadenza come fa Fioroni». Uno scontro che fa assumere alla riunione della commissione di vigilanza parlamentare di domani significati particolari. Oltre al nodo delle nomine c'è il malumore per il fatto che i suoi membri sono stati «saltati» nel momento in cui è stato indicato il nome del futuro direttore generale, Luigi Gubitosi. L'ufficio di presidenza di domani quasi sicuramente servirà a decidere l'avvio del seggio elettorale per la nomina di 7 dei 9 componenti del nuovo Cda, ma – stando a indiscrezioni – si parlerà anche della procedura fuori dalla prassi seguita dal governo di nominare il Direttore generale. All'organismo parlamentare bicamerale la legge Gasparri affida infatti il compito di nominare sette dei 9 componenti del Cda di viale Mazzini (gli altri due, tra cui il presidente, toccano all'azionista di riferimento, il Tesoro) e poi allo stesso Cda compete indicare all'azionista di riferimento una rosa ristretta di candidati alla direzione generale, da cui poi esce appunto il nuovo dg. Questo passaggio in Vigilanza non c'è stato. E il rischio che la maggioranza qualificata dei due terzi della commissione per il via libera al presidente Rai possa non esserci, quantomeno subito, è un rischio che i partiti hanno ben presente.

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