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Fini va a destra. Ma piace solo a sinistra

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Diktat ai suoi: «Decido io le 5 proposte choc che presenterò all'Italia» Però il diritto di cittadinanza agli immigrati convince Vendola e Ferrero

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Inquell'area che è scontenta del Pdl ma non ha ancora deciso dove andare. E ieri il leader di Fli nella riunione dell'ufficio di presidenza lo ha detto chiaro e tondo ai suoi uomini: abbiamo avuto il merito di far cadere Berlusconi ma ora guardiamo avanti. «Dobbiamo tornare a rilanciare una certa idea di Italia vista da una certa destra», spiega guardandoli uno a uno e ricevendo sorrisi di approvazione. Da tutti tranne che dal capogruppo alla Camera Benedetto Della Vedova che di assaporare questo nuovo profumo di destra non pare averne molta voglia. Ma non sarà un percorso troppo democratico quello che ha in mente il presidente della Camera: nel partito, ammonisce, decido io e chi non è d'accordo può anche andarsene. «Io ho le idee chiarissime e le tappe sono queste: il 30 giugno assemblea nazionale per presentare 5 proposte choc che si impongano nel dibattito politico e sulle quali perimetrare le nostre future alleanze. In settembre un'Assemblea dei mille, senza di voi ma con 1000 persone nuove. E poi il mio tour in Italia sulle 5 idee spiazzanti, che devono spaccare le categorie ed obbligare tutti a correrci dietro. Una sorta di pugno alla pubblica opinione». Poi chiarisce meglio il senso delle sue parole: «Voi mi farete le vostre proposte e io ne sceglierò 5, che voi conoscerete solo il 30 mattina. Ma o le idee vengono fuori o dovrete accontentarvi delle mie. Se vi sta bene ok, sennò amen». E c'è da credere che se, per fare un esempio, una delle bandiere che il leader sceglierà di sventolare sarà quella delle coppie di fatto, o quella di un nuovo diritto di cittadinanza, certo non si curerà di chi non è pronto a seguirlo. Ma proprio sul rilancio del diritto di cittadinanza agli immigrati nati in Italia Fini riceve commenti entusiastici solo a sinistra: da Nichi Vendola di Sel a Paolo Ferreo di Rifondazione Comunista. Contrario, invece quasi tutto il centrodestra. Ma il presidente della Camera al momento non sembra affanarsi troppo su futuri accordi tra partiti. «Inutile impiccarsi adesso ad estenuanti dibattiti sulle alleanze – ragiona con i suoi - perché si tratta di vedere con quale legge elettorale si andrà a votare, ed è probabile che rimanga il maggioritario. Parlare di alleanze adesso è perciò solo spaccare il capello in quattro, è un dibattito fine a sè stesso». E per far capire che per lui tutte le strade sono aperte invita i senatori di Fli a schierarsi apertamente per l'emendamento del Pdl sul semipresidenzialismo. «So che questo verrà strumentalizzato - mette le mani avanti Fini - ma non vedo perché non dovrei sostenere qualcosa in cui ho creduto per 20 anni. Ho le idee chiarissime e quando non parlo è solo perchè mi piace aprire la bocca se ho qualcosa da dire». Chi chiede maggior chiarezza è Roberto Menia: fino ad oggi, è il suo ragionamento, è stata fatta solo confusione, ora invece la proposta deve essere ben definita, con una chiara collocazione e un'anima vera.Pa. Zap.

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