Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

La politica italiana dello scaricamonnezza

default_image

  • a
  • a
  • a

Se uno dei vari occhiuti emissari in Italia di Angela Merkel volesse trovare conferma dei difetti degli italiani, e della capacità della nostra politica a tutti i livelli di risolvere i nostri problemi, potrebbe istruire un ricco dossier sulla questione della seconda discarica di Roma. Magari i già molti pregiudizi germanofili nei nostri confronti si trasformerebbero in qualche motivato giudizio. La storia parte male, anzi malissimo, fin dall'inizio. Malagrotta, il più grande deposito di spazzatura d'Europa, è in regime di proroga da almeno sette anni. Roma, che da parte sua con meno di tre milioni di abitanti raggiunge oggi il 26 per cento di raccolta differenziata rispetto al 70 per cento di Parigi (10 milioni di abitanti) ed all'80 di San Francisco (7 milioni), inizia ad istituire l'obbligo di dividere i rifiuti soltanto nel 2009. Scatenando immediate proteste tra le famiglie di sangue blu o presunte tali che ancora abitano nel centro storico, le quali a differenza dei residenti di tutte le altre metropoli del mondo trovano scomodo utilizzare i bidoncini colorati e chiedono - spalleggiati dalle associazioni ambientaliste - che si provveda al ritiro porta a porta. Ovviamente i romani non sono geneticamente diversi dai parigini o dai londinesi, e neppure la monnezza. Differente è la gestione dell'affare. Il risultato è dunque scontato: si aspetta fino all'ultimo giorno utile che Malagrotta venga saturata, e poi si individua il sito per la nuova discarica. Dove? Giusto a 700 metri da Villa Adriana a Tivoli, un luogo conosciuto in tutto il mondo; specialmente in Germania. Salta un prefetto, il governo tecnico nomina un commissario governativo, che ha un mese di tempo - la vecchia discarica deve chiudere il 30 giugno - per individuare un sito alternativo. Ecco dunque Pian dell'Olmo, vicino a Riano, ed ecco immancabilmente i blocchi sulla via Tiburtina e la minaccia di marciare su Montecitorio. Ecco inoltre un ministro, quello dell'Ambiente Corrado Clini, prendere le distanze dal commissario nominato dal governo al quale appartiene: "Pian dell'Olmo non è al top, magari con le modifiche opportune...". Siamo dunque allo scaricabarile, come del resto era stato tra Regione e Comune (dello stesso colore politico) e tra queste e la Provincia, amministrata invece dal Pd con l'aspirante futuro sindaco Nicola Zingaretti, che con questa storia non ha nessuna intenzione di sporcarsi le mani. Quando abbiamo assistito allo stesso film? Ma sì, a Napoli, dove sulla spazzatura si sono vinte e perse campagne elettorali, costruite fortune politiche e altrettante rovinose cadute, e soprattutto si è ben pasciuta la camorra, quella del Sud e quella del Nord. Luigi De Magistris, una carriera già in scia ad Antonio Di Pietro, come pm e come politico, è divenuto sindaco e si è messo in proprio promettendo di far sparire quei cumuli d'immondizia che hanno fatto il giro di tutte le tv del mondo; e contemporaneamente di non costruire né discariche né inceneritori. Con quale miracolo? Ovviamente grazie alla raccolta differenziata; che però non decolla e quindi a un anno dall'insediamento l'ottimo De Magistris è divenuto il maggiore esportatore di spazzatura d'Europa: dopo l'Olanda, grazie a una delibera del 18 gennaio scorso, i suoi clienti si sono moltiplicati alla Danimarca, alla Germania, alla Svezia e al Belgio. Costo stimato, 500 mila euro al giorno, 180 milioni l'anno. Che per olandesi, tedeschi e scandinavi diventano altrettante fonti di business: la spazzatura napoletana diviene energia per fabbriche ed abitazioni, finisce nelle plastiche delle Volkswagen o nella chimica olandese. A Stoccolma un intero quartiere, Hammarby, è stato progettato e funziona grazie al riciclo dei rifiuti del Sud Europa, compresa la linea di metropolitana. Chissà se anche la monnezza romana finirà per arricchire le già ricche economie del nord: un ulteriore spread, non bastasse quello sul debito pubblico. Di certo i Nimby (Not in my backyard, non nel mio cortile) sono già pronti. Come in Val di Susa, come a Brindisi, come adesso a Riano. Qualche cifra: i progetti contestati dai Nimby hanno raggiunto a fine 2011 quota 331, di cui 163 solo nell'ultimo anno. C'è anche il Nimby Forum - che studia il fenomeno - già arrivato al settimo convegno nazionale (si è tenuto a Roma il 2 marzo, proprio qui a palazzo Wedekind), con questo quadro della situazione: "L'osservatorio continua a restituire l'immagine di un paese bloccato, diviso fra l'urgenza di dotarsi di infrastrutture più moderne per resistere alla crisi e la desolante prospettiva di doversi confrontare con iter autorizzativi farraginosi, con l'assenza di meccanismi di autentico coinvolgimento popolare e con l'azione strumentale della politica". Infatti il dato più sorprendente riguarda la politica locale, divenuta ormai il primo ostacolo alla realizzazione dei progetti che servono al paese. "In prima fila sul fronte della protesta" prosegue il rapporto "non ci sono più i comitati, che si attestano al 18,9 per cento contro il 25,4 del 2010, ma i politici locali che si fanno promotori di contestazioni nel 26,7 per cento dei casi, mentre nel 2010 ne esprimevano il 23". Siamo lontani mille miglia dalle epopee alla Erin Brockovich o, restando in Italia, dalla diossina di Seveso o dalla Eternit di Casale Monferrato. Siamo al moltiplicarsi di una forma di politica da ultras di curva; ed il problema è che le forze maggiori, quelle che si autoproclamano responsabili, ne sono fortemente tentate. Il rischio va molto oltre la discarica di Riano: è di un cortocircuito sociale su scala nazionale ed europea. Oggi alla borsa della politica i voti di Beppe Grillo, per partiti sempre più deboli e delegittimati, sono come le azioni della new economy al Nasdaq nel 2000. Lo abbiamo scritto in tutte le salse: questo governo tecnico non ci convince, e men che meno ci piace la Merkel. Ma chiunque si candidi al suo posto ha il dovere di dire parole chiare: se vuole accodarsi ai Masaniello di turno oppure rimettere in sesto un paese civile.  

Dai blog