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I partiti rinuncino a mungere lo Stato

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Ogni anno incassano 500 milioni di soldi pubblici

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Ilpoveretto ignorava i numeri della grande abbuffata: nell'ultimo quinquennio i partiti politici hanno ricevuto dallo Stato una somma che si avvicina al mezzo miliardo di euro. In pratica 8 euro pro capite per i 60 milioni di italiani. A denunciare l'abnormità è stato ieri, Massimo Teodori durante il Convegno (promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi) dall'inequivocabile titolo: «Più società e meno Stato nel finanziamento dei partiti». Si tratta di un fiume di denaro arrivato da singoli rivoli: il rimborso spese per le elezioni politiche, circa 100 milioni di euro, che dal 2008 al 2011 si è raddoppiato grazie alla sovrapposizione dei rimborsi di due legislature. Poi 41 milioni l'anno di rimborso elezioni regionali, 49 milioni di euro per le elezioni europee, i 75 milioni per i contributi ai gruppi parlamentari, altri 75 milioni di contributi ai gruppi consiliari delle 20 regioni, 50 milioni di finanziamento ai giornali di partito, contribuzioni ufficiali dei privati calcolate in circa 80 milioni di euro che godono di un regime fiscale agevolato con una detrazione del 19%. Infine un'altra imprecisata somma relativa all'esenzione dall'Ici degli immobili dei partiti e delle fondazioni di partiti. Tutto questo ha portato «a un sistema politico chiuso - ha spiegato Teodori - avulso dalle richieste dei cittadini e a-costituzionale oltre che ad inquinare il gioco democratico all'interno dei partiti». Che fare, dunque? Massimo Teodori ha la sua ricetta, condivisa con Angelo Panebianco «un finanziamento alternativo della politica in cui il ruolo preminente sia affidato ai soggetti della società civile che vi provvedono con scelte volontarie, incentivate entro certi limiti attraverso misure di defiscalizzazione delle contribuzioni, liberamente destinate dai cittadini ai partiti di propria elezione. La risposta dei diretti interessati è picche. La casta degli intoccabili ha difeso recentemente con le unghie e con i denti il meccanismo perverso di finanziamento dei partiti. È successo alla Camera dove sono stati tutti bocciati gli emendamenti alla riforma che puntavano ad abrogare il finanziamento stesso ai partiti. Contro l'abrogazione dei rimborsi si sono espressi il Pd, l'Udc, gran parte del PdL. A favore la Lega, l'Idv, i Radicali, Noisud. I deputati di Fli si sono astenuti. È passata invece la proposta della detrazione fiscale del 24% nel 2013 e del 26% nel 2014 (invece dell'attuale 19%) per chi sceglie di donare ai partiti, via libera così al co-finanziamento pubblico-privato. Semaforo verde pure alla norma che per l'accesso ai contributi impone la dotazione di un atto costitutivo o di uno statuto pubblici. Il provvedimento della Camera sulla «riduzione dei contributi pubblici a favore dei partiti» che prevede la decurtazione del 50% dei soldi pubblici per il rimborso spese elettorali (cioè da 182 milioni a 91 milioni l'anno) in realtà ha commentato Teodori «rappresenta solo una ridurzione del 10% nel calcolo complessivo del finanziamento».

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