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Fassina svela il progetto della sinistra del Pd: «Votiamo a ottobre»

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L'«economista» del partito pensiona Monti Bersani spiazzato lo sconfessa: avanti fino al 2013

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i.Dopo le bordate riservate al professore dai falchi del Pdl, il nuovo fuoco amico parte dall'ala sinistra della coalizione, ed è uno sparo che fa rumore. Stefano Fassina, responsabile dell'economia nella segreteria del Pd, uno dei più stretti collaboratori di Bersani, concede un'intervista alla Reuter e disegna uno scenario di rapida archiviazione per il governo: «In questo contesto politico e con questo Parlamento, Monti non ha la forza di portare avanti altre riforme. A questo punto dovremmo verificare rapidamente se esiste la possibilità di riformare la legge elettorale e, se non c'è, dovremmo considerare la possibilità di anticipare la Finanziaria per il 2013 e votare in autunno». Parole come pietre, scagliate da un deputato che ricopre un ruolo «istituzionale» nel partito. Ipotesi, quelle di Fassina, che ricalcano quanto già anticipato da Il Tempo lo scorso 26 marzo, quando in un editoriale di Mario Sechi si preannunciava l'intenzione del Pd di «pensionare» il professore in estate e andare a votare a ottobre per prendersi, in rapida successione, Parlamento, governo e Quirinale. Da allora, il fatto più importante è stato l'esito delle Amministrative, con un Pd che pur senza brillare ha mantenuto le sue posizioni. Il crollo delle fiducia in Monti, testimoniato dai sondaggi, ha dato un'ulteriore accelerata al piano. Com'era ovvio l'uscita ha subito provocato la reazione di tutto il partito. Le agenzie avevano battuto solo da qualche minuto le frasi più significative dell'intervista incriminata quando il portavoce del segretario Bersani ha cercato di correggere la linea. «Il Pd conferma la posizione di sempre, e cioè che le prossime elezioni si terranno nel 2013». Da quel momento il fuoco amico sul responsabile dell'economia è stato inarrestabile. Da Follini a Gentiloni non c'è stato nessuno, o quasi, che abbia appoggiato la «mozione» Fassina. Persino la suo corrente di appartenenza, quei «giovani turchi» da sempre insofferenti nei confronti dell'appoggio al governo, si sono spaccati sulle sue dichiarazioni. E se il responsabile per la cultura Matteo Orfini ha parlato di «posizione condivisibile, perché non ha senso ostinarsi sull'arrivare fino in fondo se il governo è incapace di agire», assai più dure sono state le parole di Francesco Boccia: «L'impressione è che Fassina voglia andare al voto col Porcellum. È un problema se persino chi ricopre un ruolo importante nel partito gioca allo sfascio». Possibile che Fassina abbia fatto tutto da solo? Davvero è stato capito male? Per niente. E a sottolinearlo, parlando nel pomeriggio a Sky tg24, ci ha pensato proprio lui: «Se fosse stata letta tutta l'intervista e non solo il titolo sarebbe stato chiaro che la mia intenzione era esprimere una preoccupazione per il quadro problematico che abbiamo di fronte - si è difeso il 46enne deputato - dalle Amministrative è emersa l'implosione del Pdl. Se il Parlamento si blocca per questo c'è un problema per la tenuta delle istituzioni e della democrazia. Allora se non è possibile cambiare la legge elettorale, anticipiamo la Finanziaria, sempre informando e in accordo con Bruxelles, e restituiamo la parola ai cittadini». I toni sono più morbidi, la responsabilità della crisi viene attribuita al Pdl, si palesa l'opportunità di agire comunque col consenso Ue. Ma il concetto di fondo resta lo stesso. Fassina non fa retromarcia neanche in serata. «Qualcuno ha parlato di lesa maestà - dice durante un dibattito a Roma - ma è compito dei politici avvertire delle difficoltà che arriveranno. Col governo immobile c'è il rischio di uno scollamento delle gente con le istituzioni. E se sbagliamo adesso salta l'euro. Ne parleremo in Direzione». Cioè questo venerdì. Una data che si preannuncia cruciale per Bersani.

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