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Responsabilità giudici. Vietti apre alla riforma

La targa del Consiglio Superiore della magistratura (Csm)

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Sì a una riforma della sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, ma senza «colpi di mano» legislativi e nel rispetto della Costituzione. Il vicepresidente del Csm Michele Vietti apre alla possibilità di modificare l'organo di autogoverno dei magistrati, magari istituendo un giudizio «terzo», esterno allo stesso Csm. Ma, al tempo stesso, critica («è irricevibile») l'emendamento alla legge Comunitaria presentato a febbraio dal leghista Pini. Quello in cui si dà la possibilità al cittadino danneggiato di rivalersi non solo sullo Stato, ma anche sullo stesso magistrato. I giorni sono caldi. L'eco dell'«affaire» Catricalà, la bozza di riforma della sezione disciplinare del Csm poi sconfessata dal governo, è ancora ben udibile. E allora Vietti sceglie Palazzo Wedekind, sede de Il Tempo, per intervenire. L'occasione è il convegno «La magistratura italiana tra autonomia e responsabilità» organizzato dalla Fondazione Nuova Italia. A parlare per primo, però, è l'ex sottosegretario agli Interni del governo Berlusconi, Alfredo Mantovano. «Sono tra quelli che ha votato per l'emendamento - spiega - anche se ero consapevole dei suoi difetti. Ma quel voto, che ha avuto un consenso parlamentare superiore alla maggioranza uscita dalle elezioni 2008, ha espresso un sentimento di disagio che non può essere ignorato». Impossibile non parlare della bozza Catricalà, che prevedeva di aumentare i membri laici (eletti dal Parlamento) nella sezione disciplinare del Csm rispetto a quelli togati (eletti dai giudici). Al momento il rapporto è 2 contro 4, l'ipotesi allo studio era 3 contro 3. «Nessuno pensa sia la soluzione ideale - continua Mantovano - ma bisogna uscire dal meccanismo elettivo correntizio del Csm per puntare su un giudice con un'effettiva terzietà». È su questo punto che si registra il punto d'incotro con Vietti. «Io non sono un cultore dello status quo - l'esordio del vicepresidente del Csm - ma per discutere norme costituzionali ci vuole un ragionamento organico, non sporadico o basato su contingenze. Consenso, non colpi di mano». E attraverso la «concertazione» nulla è precluso: «Ci sono state proposte di una sezione disciplinare autonoma - ha detto Vietti - e su questo siamo pronti a discutere. D'altronde siamo i primi a sapere che il fatto che le stesse persone siano chiamate a gestire sia l'aspetto disciplinare che amministrativo è un problema. Non si può condannare un giudice e poi dover decidere della sua carriera. Ma venire a conoscenza di una bozza attraverso la lettura dei giornali non è molto corretto». L'attacco a Catricalà precede la difesa del proprio organo: «Chi dice che la disciplinare del Csm non funziona sappia che tra il 2008 e il 2010 ci sono state 116 condanne di colleghi al fronte di 85 assoluzioni. Non ci sono altre categorie professionali così severe». Sulle cifre il confronto si fa caldo. Manlio Contento, membro Pdl della commissione Giustizia alla Camera, attacca: «Su oltre 400 cause di responsabilità civile, lo Stato ne ha perse 4. E solo in due casi si è rivalso sui magistrati. Qualcosa che non funziona». «In Francia lo Stato non ne ha persa nessuna, non mi sembra che qualcuno si lamenti», risponde Vietti. Segno che l'organo giudicante esterno è il solo punto su cui per ora di può trovare una sintesi. Tra gli altri su cui lo scontro resta acceso c'è ovviamente la responsabilità diretta dei giudici, che per il Csm rimane una forma di intimidazione che mina la libertà dei magistrati nel loro lavoro. La strada è lunga, la possibilità che se ne parli in questa legislatura decisamente remota.

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