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Pressing per modificare la riforma del lavoro

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Aauspicare modifiche è sceso in campo il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che chiede più flessibilità; cambiamenti per ragioni opposte, li ha chiesti anche il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni. A livello politico Giuliano Cazzola, esponente del Pdl e vicepresidente della commissione Lavoro, ha espresso posizioni sulla linea di Squinzi, così come il presidente della commissione, Silvano Moffa. Ma è presto per capire se Pdl, Pd e Terzo Polo accederanno a queste richieste che rischiano di far franare l'equilibrio dell'intesa politica raggiunta in Senato. Il testo, approvato giovedì scorso dall'altro ramo del Parlamento, sarà assegnato oggi alla commissione Lavoro di Montecitorio che ne inizierà l'esame forse già giovedì, come ha detto Moffa. Il presidente degli Industriali italiani ha detto di aspettarsi che «la riforma sia modificata e resa più vicina alle esigenze delle imprese». Gli imprenditori, ha spiegato, «non possono accettare la riforma» così come è, perchè «ha tolto molta flessibilità in entrata senza dare grossa flessibilità in uscita». Non la pensa così il governo che con il sottosegretario Michel Martone ha sottolineato che il ddl introduce il licenziamento individuale. Ma questo elemento non piace al sindacato, tanto che il leader della Cisl, Bonanni, ha parlato di «un pastrocchio» a causa «dell'approccio ideologico» del ministro Fornero. La conclusione è identica a quella di Squinzi («spero che la Camera cambi il testo») ma con obiettivi opposti. Dura anche la segretario della Cgil, Susanna Camusso che perla di riforma-«ghiribizzo», un «ginepraio sempre più inestricabile» che «non serve» a risolvere le questioni aperte nel mercato del lavoro. In questo contesto di pressioni esterne, i partiti della maggioranza devono decidere se attestarsi sull'equilibrio trovato in Senato, grazie soprattutto ai due relatori Maurizio Castro (Pdl) e Tiziano Treu (Pd), o tentare di strappare qualche miglioramento, col rischio, ammette Cesare Damiano (PD) che se «si cambia un elemento cade l'impalcatura».

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