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La prima reazione è stata il sollievo.

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Comea dire, «noi avremo pure dei problemi, ma altrove non se la passano meglio». Nascosta per un attimo sotto i tappeti, la polvere è però ritornata subito allo scoperto proprio a causa delle parole del responsabile economico del Pd. Che molti, nell'ala destra della coalizione che sostiene il governo Monti, hanno trovato «ampiamente condivisibili». «Non vedo come non ci si possa riconoscere in un'analisi di questo tipo», ha ammesso il deputato Guido Crosetto. E a poco sono valsi i distinguo della «moderata» Anna Maria Bernini, che ha descritto l'uscita di Fassina come «sinistra e inquietante». È la strana alleanza tra i «falchi» dei due maggiori partiti. Nel Pdl c'è una corrente sempre più ricca, composta dagli ex-An, che proprio non ne può più dell'appoggio a Monti. I sondaggi continuano a dare il partito in caduta libera: ieri anche quello effettuato da Emg per il Tg di La7 ha certificato il calo del Pdl al 18.1%, con un Grillo assestato sulla stessa quota. «È normale - si sfogano da via dell'Umiltà - la nostra gente non capisce perchésosteniamo in Parlamento cose che abbiamo sempre contrastato nelle piazze». Nel Pd la fronda anti-Monti nasce per motivi opposti, per la certezza di poter vincere facilmente le prossime elezioni. Ma il risultato è lo stesso. «Stefano Fassina s'è preso l'onore di dire quello che molti pensano e taluni sperano, che sarebbe bene votare già nel prossimo ottobre», ha confermato un Renato Brunetta che da giorni, con una serie di interventi su vari quotidiani, non perde occasione per mettere sotto accusa la politica economica di Monti. Che la corrente anti-governo stia diventando sempre più influente nel partito lo testimonia il fatto che anche un fedelissimo del Cavaliere, il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto, da alcuni giorni si stia esprimendo in maniera sempre più dura contro l'esecutivo: «La tenuta e il futuro del Governo - ha detto ieri - dipende dalla sua capacità o meno di realizzare politiche antirecessive all'interno e di costruire una rete di alleanze in Europa per invertire la tendenza finora in atto. Di certo - ha concluso - Fassina non può mettere in conto al Pdl una condizione di confusione che attraversa chiaramente anche il suo partito». Tradotto: non fateci passare per gli unici guastafeste. Altro anti-Monti è Maurizio Gasparri, anche se ieri il capogruppo alSenato ha preferito limitarsi ad attaccare i democratici: «Il Pd non cerchi pretesti e non sfugga al confronto. Il Pdl lo sfida sul presidenzialismo, per istituzioni più partecipate, e sull'economia, dove sosteniamo interventi a favore delle famiglie, dell'occupazione e delle imprese, e per correggere le regole che stanno portando l'Ue al suicidio. Il Pdl su questi temi lancia una sfida dei fatti ed è su questa che attendiamo il Pd». Di certo c'è che Monti, in queste condizioni, difficilmente potrà reggere ancora per molto. Il calendario dei provvedimenti sui quali il governo rischia è serrato. Dal ddl corruzione alle intercettazioni sarà una corsa a ostacoli. E allora tanto vale prepararsi alle elezioni, al tempo stesso invocate e temute. Chi ci sta pensando con attenzione è, guarda caso, proprio Silvio Berlusconi. Che, al di là delle frenate dei consiglieri, sembra sempre più convinto di affiancare al Pdl, nelle prossime politiche, una lista civica capace di raccogliere consensi tra i delusi dei vecchi partiti. Quelli che, per intenderci, nelle ultime amministrative hanno lanciato un messaggio al centrodestra arricchendo i consensi di Grillo. Durante un vertice ristretto a palazzo Grazioli con Angelino Alfano, il Cavaliere avrebbe infatti deciso nei giorni scorsi di affidare a Rocco Crimi, uno dei due tesorieri del Pdl, il compito di far depositare ai legali il nome «Italia Pulita» . Non tanto come nome nuovo per il partito, quanto per precludere a chiunque la facoltà di utilizzarlo. Il nuovo nome, riferiscono ambienti parlamentari, sarebbe stato già registrato giorni fa presso l'ufficio italiano brevetti e marchi del ministero dello Sviluppo economico.Car. Sol.

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