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Caro figlio l'Italia non decolla

Frecce tricolori sui Fori Imperiali

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Caro figlio, ti scrivo queste parole a futura memoria. Quando sarai grande capirai perché tante cose del tuo Paese - ovunque tu sarai - non funzionano. Nascono da questo presente. Voglio rispondere alle tue domande quando eravamo insieme alla parata del 2 giugno 2012. Ricordi? C'era un bel sole, ci eravamo fermati in piazza Venezia a «vedere i soldati che corrono». Eccoci qua, insieme a tanti altri bambini. Niente tribuna d'onore, qui si sta meglio. Alzi continuamente gli occhi al cielo. Colpa mia. Ti ho trasmesso la passione di quando ero bambino. Hai cinque anni, ti ho regalato due modelli di Space Shuttle, una maglietta della Nasa, nel tuo armadio c'è una tuta bianca da astronauta, un aereo delle Frecce Tricolori è fra i tuoi giochi. Hai volato che eri nato da appena un mese. E ora sei impaziente e pieno di gioiose domande di fronte alle divise: «Papà, quando passano le Frecce Tricolori?». Silenzio. «Papà…!?». Le Frecce non passeranno figlio mio. E se qualcuno non le difende, non voleranno più. Mentre ti scrivo, gruppi di descamisados fanno fuoco e fiamme contro l'Air Show di Ostia. Che tristezza. Non avrai l'emozione della fascia verde-bianco-rossa in cielo. Io la vidi per la prima volta, da bambino. Il rumore del jet a bassa quota era fantastico. Un'emozione indimenticabile. Lo so, vedo i tuoi occhi piccini, sei deluso, ma i grandi a volte commettono errori inspiegabili. «Papà, mi avevi detto che quei soldati con le piume sul cappello suonavano…». I bersaglieri hanno interrotto ora, ma riprendono presto. Ti aspettavi una festa. Come posso spiegarti che i grandi hanno scambiato la sobrietà con l'ipocrita seriosità? Che questo Paese non riesce più a difendere i suoi simboli? Hai solo cinque anni. E dei piccoli italiani ai potenti non importa nulla, sono quasi tutti vecchi e ragionano come se la società fosse solo loro. Non hanno il coraggio di vivere grandi passioni, galleggiano nella colpa e levano le emozioni e l'orgoglio anche agli italiani del domani. «Papà, dove sono i cavalli?». Non ci saranno cavalli. Non vedrai nessuna elegante bardatura, né lo stivale degli omerici corazzieri stringersi sul fianco del purosangue che scalpita e vuole rompere la fila. Ecco, vedi? I corazzieri sono a piedi. «Papà, mi sembrano arrabbiati». Sì, sono tristi e arrabbiati e anche tuo padre lo è. Loro, i grandi che decidono, quelli sul palco, non lo sanno, ti hanno rubato un bene prezioso: l'immaginazione. L'Italia non decolla.

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