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Trieste lascia la finanza e torna alla polizza

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Unpotere quasi assoluto sulla gestione del colosso assicurativo che non ha però assicurato quello che i grandi azionisti si attendevano: togliere dalle secche la quotazione del titolo Generali in Borsa dove, oltre al contesto internazionale, ha scontato una serie di scelte gestionali rivelatesi indigeste ai soci. Dalla Telco alla joint venture con la Ppf del finanziere ungherese Kellner, i grandi di Generali hanno visto iscrivere nelle righe del bilancio troppe svalutazioni e pochi flussi positivi. L'uscita improvvisa di Perissinotto sta in questo. Un calo di redditività del titolo principe dei portafogli dei risparmiatori italiani generato dalla troppa finanza e dall'allontanamento dal business principale: le polizze assicurative. In realtà il vero punto di forza del Leone ma ultimamente bistrattate. Al punto che da gennaio è caduto l'ultimo baluardo dei prodotti targati Trieste: niente rendimento minimo garantito sulle assicurazioni vita. Il pavimento di protezione del capitale implicito nei contratti Generali è stato rotto con buona pace dei sottoscrittori. Passa da questo la tensione sempre più forte nel board del colosso di Trieste. Non a caso al comando arriva ora Greco. Uomo dei numeri e delle polizze. Alla Ras aumentò la raccolta del 60% in pochi anni. E in Borsa il titolo guadagnò oltre il 110% tra il 2000 e il 2005. Niente complotti. Gli azionisti vogliono solo guadagnare. Anche alle Generali si torna all'economia reale. Al prodotto. E si lascia a casa la finanza che finora ha generato solo perdite. Fil.Cal.

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