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Il Cav cerca idee: "Io non mi ricandido"

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Silvio Berlusconi

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Silvio Berlusconi a ripresentarsi per palazzo Chigi non pensa affatto. Nonostante qualcuno immagini ancora una soluzione di questo tipo. L'ex premier lo ha messo nero su bianco una volta di più ieri rispondendo ad alcune domande all'uscita del vertice del Ppe a Bruxelles: «Escludo la mia ricandidatura a premier». Anzi, intervistato da Tgcom24 si è spinto ancora più in là: «Se resterò in campo? Questo me lo chiedo anche io». E nello stesso tempo, in un vertice a palazzo Grazioli fatto in mattinata, ha riconfermato tutta la sua fiducia a Angelino Alfano e ha respinto le dimissioni da coordinatore di Sandro Bondi. Eppure, nonostante i discorsi ufficiali, la situazione dentro il Pdl non è affatto tranquilla. Ieri sera si è svolta una nuova riunione tra Angelino Alfano e il Cavaliere e tra i temi principali c'era la proposta che sta preparando il Pdl: presidenzialismo in cambio di una apertura ai «desiderata» del Pd sulla legge elettorale. È vero che l'ex premier ha smentito di volersi proporre nuovamente per palazzo Chigi ma non vorrebbe escludere una sua candidatura al Quirinale. O perlomeno è forte – riferisce chi gli ha parlato – la determinazione di far «pesare» i suoi voti per la scelta del dopo Napolitano e per qualsiasi scenario futuro. Con una riforma di tipo presidenzialista, è il ragionamento, il Paese diventerebbe finalmente governabile. Per questo ieri a Bruxelles ha annunciato «una modifica dell'assetto costituzionale». Tra qualche giorno, ha aggiunto, «ci sarà questa proposta di rinnovamento dell'assetto istituzionale italiano che siamo convinti gioverà all'Italia». Intanto però un'idea da imprenditore per alleviare il peso della crisi l'ha portata al vertice del Ppe: un incentivo affinché ogni impresa europea assuma almeno un lavoratore. «Da uomo di trincea ho suggerito un espediente semplice: in Europa ci sono 23 milioni di imprese e se ciascuna assumesse un lavoratore avremmo risolto il problema. Sembra fantascienza, ma con qualche incentivo si potrebbe fare». Ma al di là dei temi economici Berlusconi non riesce ancora a individuare la strada per rimettere in piedi il partito. Impraticabile l'ipotesi di una sua nuova discesa in campo, l'ex premier è però terrorizzato per il declino del Pdl e dubbioso sul progetto a medio termine di Alfano. Anche perché le condizioni poste da Casini e da altri leader moderati riguardo ad un suo abbandono dalla scena politica per lui sono inaccettabili. Inaccettabili soprattutto perché, secondo Berlusconi, il partito perde un punto percentuale al giorno senza di lui al centro del ring. Il Cavaliere avverte chi vuole portare avanti un'Opa nei confronti del Pdl che «non subiremo sgambetti», chiama alla assunzione di «responsabilità» tutti i leader moderati e si è speso anche con i leader del Ppe, Martens e Daul, affinché pressino Casini. Alfano, però, non è il solo ad essere irritato in questo momento. Tutto lo stato maggiore di via dell'Umiltà ha stoppato l'ex premier nel vertice convocato d'urgenza a palazzo Grazioli: niente ipotesi di spacchettamento, niente azzeramento, niente lista «Forza Silvio». Ovvero il Pdl non si tocca, non si possono alimentare progetti di scissioni. E questo perché nella testa del Cavaliere c'è l'idea di fare del Pdl una sorta di «bad company», ma il piano è di difficile attuazione. In ogni caso per uscire dall'impasse il prossimo passo è quello di far recapitare al Pd e all'Udc un piano di riforme, da attuare insieme anche nella prossima legislatura (dietro il quale potrebbe - avvertono altre fonti - nascondersi un tatticismo, cioè quello di addossare eventualmente ai Democratici la colpa di una crisi di governo ad ottobre). Il Cavaliere ieri a Bruxelles ha parlato per la prima volta in maniera chiara di Montezemolo. Lo ha incontrato una sola volta, gli ha anche sconsigliato amichevolmente di fare politica, ma gli ha comunque dato il benvenuto: «Se scende in campo non può che farlo tra i moderati». E una parte del Pdl sarebbe anche pronta a «sposare» il progetto del numero uno della Ferrari. Ma la maggior parte del partito guarda con sospetto le aperture del Cavaliere. Pa. Zap.

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