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Tragedia greca in scena al gran teatrino dell'Ue

Il cancelliere tedesco Angela Merkel

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Va in scena il gran teatrino dell'Unione Europea. Se non fossero le cancellerie e addirittura eurocommissari a lanciare parole al vento sul destino dell'euro, si potrebbe tranquillamente pensare che la politica comunitaria sia ormai lo sfondo ideale per una commedia dell'assurdo. Eppure è così. Ha cominciato ieri mattina il commissario Ue al commercio estero. Uno sconosciuto finora ai più Karel De Gucht che, in un'intervista al quotidiano belga De Standaard, spiega con candore che «un anno e mezzo fa ci poteva essere il pericolo di un effetto domino, ma oggi ci sono, all'interno sia della Bce che della Commissione europea, servizi che stanno lavorando su scenari d'emergenza nel caso la Grecia non ce la faccia», aggiungendo che «un'uscita della Grecia non significa la fine dell'euro, come qualcuno sostiene». Chi legge quasi non ci crede. Sarà anche vero che le istituzioni a salvaguardia dell'euro stiano ipotizzando le conseguenze dell'uscita di Atene dalla moneta unica, ma buonsenso vorrebbe che chi occupa incarichi nelle stesse istituzioni tacesse. Con i mercati e operatori con i nervi a fior di pelle, la soluzione migliore è il silenzio. Insomma al De Gucht troppo loquace il consiglio è il Tais-toi, che il genitore francofono indirizza al figliolo irrequieto e che in italiano suona con l'imperativo «Taci!». Consiglio seguito. Sì perché dopo qualche minuto arriva puntuale la smentita della Commissione, della quale lo stesso De Gucht fa parte, che sottolinea «come non esista nessun piano d'emergenza nel caso in cui la Grecia esca dall'euro». Così si chiude, con l'amaro in bocca in verità, il primo atto della tragicommedia europea. Gli spettatori restino seduti. Perché il secondo atto è ancora più succoso. Il sipario si apre con una nota del governo greco siglata dall'impavido portavoce del governo di Atene, Dimitris Tsiodraa che, con invidiabile leggerezza, spiega che il cancelliere Angela Merkel ha lanciato l'idea che la Grecia tenga un referendum sull'euro nello stesso giorno delle nuove elezioni nazionali, il 17 giugno. Tsiodras aggiunge che la Merkel ha avanzato la proposta durante la telefonata avuta con il presidente Karolos Papoulias. Un progetto di questo tipo va «ovviamente» oltre le competenze del governo ad interim nominato questa settimana. Parole in libertà che danno il termometro della confusione che regna ormai nel consesso europeo. Sono dichiarazioni ufficiali di un governo non le dietrologie di qualche blogger represso. Sono parole pesanti. E puntuale nel plot narrativo del teatrino europeo arriva una seconda smentita. Di un altro governo, quello tedesco, che confuta che la Merkel abbia proposto al presidente Papoulias di indire un referendum sulla permanenza del Paese nell'euro. Incredibile ma vero. Nella commedia che va in scena dell'Europa ciascuno ha la sua verità da dire e da smentire. Piuttosto che una pièce teatrale i protagonisti dell'Ue sembrano quelli del film Rashomon di Akira Kurosawa. Ognuno racconta la sua verità, ognuna credibile ma nessuna pienamente attendibile. Fin qui la fiction. Poi c'è le realtà cruda: De La Rue, l'azienda britannica che produce banconote per oltre 150 paesi, si prepara a un potenziale ritorno della dracma. Nessuna smentita.

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