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Silvio pensa al grande Centro

Silvio Berlusconi

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E se il bicchiere fosse mezzo pieno e non mezzo vuoto? Il giorno dopo la debàcle delle amministrative il partito del Popolo delle Libertà non fa una tragedia. Almeno ufficialmente. Nei gangli e nelle segrete stanze del Pdl invece lunedì sera si sono consumati i processi sommari. Ma ieri è tornato dalla Russia il Cavaliere che in serata ha invitato a cena, a Palazzo Grazioli, lo stato maggiore del suo Pdl, Angelino Alfano in testa, e la soluzione al flop elettorale sembra già a portata di mano. Per vincere occorre fermare la diaspora del centrodestra, ha spiegato Silvio Berlusconi confidando che il voto amministrativo ha mandato un segnale inequivocabile: per ritornare ad essere competitivi, bisogna fermare l'emorragia del consenso moderato dal centrodestra. Da qui la necessità di una Confederazione, a guida collegiale, che tenga insieme tutte le forze di centro in vista del 2013. Insomma nessuna resa dei conti, ma non si può rimanere passivi dopo la sberla ricevuta. Bisogna agire con le armi della politica. E scagionare il segretario Angelino Alfano. Non va messa in discussione la sua leadership. Lo ha ribadito il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. «Un anno fa abbiamo fatto una scommessa su Alfano - ha ricordato - e i risultati elettorali non sono minimamente attribuibili a lui. Dobbiamo farcene carico noi, tutta la classe dirigente del Pdl». È stata una giornata di riunioni. A via dell'Umiltà ieri mattina vertice con gli ex ministri Brunetta, Rotondi, Gelmini La Russa e Verdini, Lupi, Gasparri, Corsaro, Crosetto. Sul tavolo soprattutto la riforma del cosiddetto porcellum. Il partito resta diviso sul proporzionale. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno nel ribadire che è ingiusto scaricare le colpe della sconfitta sul segretario Alfano ha sottolineato come «nel Lazio per il Pdl non è andata male. Ma ci sono aspetti diversi che nè il Pdl, né l'Udc, né il Pd possono sottovalutare». A cominciare dalla «crescita dell'antipolitica». Occorrono riforme molto profonde, ha detto Alemanno e il congresso nazionale non è più rinviabile. «Deve essere un congresso di aggregazione - ha ribadito il sindaco di Roma - Si può anche fare un discorso legato al cambiamento del nome di nuove aggregazioni, ma va fatto, lo ripeto, attraverso un congresso. Non deve essere un'operazione a tavolino, deve essere un'operazione assolutamente aggregante sul territorio». Dopo il flop elettorale il principale terreno di scontro nel Pdl è l'appoggio al governo di Mario Monti. Ma sul tavolo c'è proprio l'idea di rilanciare la «Casa dei moderati». Berlusconi e Alfano ci credono fortemente perché in questo modo possono smarcarsi definitivamente anche da Pier Ferdinando Casini. L'importante comunque è archiviare al più presto quel «abbiamo registrato una sconfitta» pronunciato in tv dal segretario Alfano. Anche l'ex premier l'ha mal digerita. «Cribbio» c'è ancora da giocare la partita dei ballottaggi in ben 13 Comuni. L'insofferenza nei confronti dell'attuale premier «monta». Sono soprattutto i parlamentari ex An (tranne gli alemanniani) a scalpitare per uscire dalla «strana maggioranza». Ieri sera al convito di Berlusconi s'è parlato anche di questo.

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