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Il Cav al Colle: leali a Monti ma faccia ripartire il Paese

Silvio Berlusconi

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Più crescita e meno tasse. Con la garanzia che il Pdl non farà sgambetti al governo e lo sosterrà fino alla fine della legislatura nel 2013. Silvio Berlusconi ieri pomeriggio è stato quasi un'ora a colloquio a pranzo con Giorgio Napolitano insieme a Gianni Letta e al capo dello Stato ha raccontato tutte le perplessità del Pdl sulla politica economica del governo Monti. Pur rassicurandolo che non sarà certo il suo partito a togliergli l'appoggio. Ma, è stato il ragionamento del Cavaliere, l'esecutivo deve fare qualcosa per contrastare la pesante recessione che ha colpito il Paese. Bisogna intervenire per far ripartire la crescita, ha spiegato, e gli emendamenti presentati dal Pdl al Def hanno proprio questo scopo. E anche sul disegno di legge sul lavoro l'ex premier ha tranquillizzato il Presidente della Repubblica: il Pdl alza la voce – ieri il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri ha lanciato una specie di ultimatum – ma alla fine il voto favorevole arriverà. Discorso diverso per quanto riguarda l'inasprimento della tassazione. Gli elettori del Pdl – ha spiegato Berlusconi – sono scontenti, criticano l'appoggio al governo. E per far loro «digerire» l'aumento delle imposte è necessario prendere subito provvedimenti per agevolare la ripresa. Tutto questo non porterà comunque a una crisi anticipata. Berlusconi non vuole elezioni a ottobre perché sa troppo bene che il Pdl andrebbe dritto verso una sconfitta. Ha bisogno di tempo per riorganizzare il partito, trovare un nuovo nome, dare una spinta all'approdo a un movimento più moderno, che si muova sul web e sui social network. E ha anche la necessità di cambiare la legge elettorale perché con il «Porcellum» è favorito il centrosinistra. Meglio un sistema misto alla tedesca che preveda alleanze dopo il risultato del voto. Perché in quel modo il Pdl potrebbe avere la possibilità di diventare il primo partito. Ragionamenti che si traducono in una garanzia di sopravvivenza per il governo. Un punto che premeva particolarmente a Giorgio Napolitano. Perché il capo dello Stato sa che alla fine la tenuta della maggioranza passa per quello che decide Berlusconi. Ma il Presidente avrebbe anche apprezzato l'impegno a portare a termine le riforme, non solo quella elettorale ma anche sul finanziamento ai partiti. Il Cavaliere però ha anche cercato una «sponda» con Napolitano sul tema della giustizia. L'ex premier si è lamentato sul «trattamento» che continuano a riservargli i magistrati e sulla necessità di una legge più restrittiva sul tema delle intercettazioni. Bruciano, infatti, gli stralci che sono stati pubblicati sui giornali e mandati in onda in tv dei dialoghi in cui Ruby parlava delle feste ad Arcore.

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