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«Non corro per il Quirinale Voglio un Paese governabile»

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Quelloche spero è che, profittando della pausa della contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra, si possa arrivare a un cambiamento dell'assetto istituzionale che renda finalmente governabile questo Paese». Berlusconi sceglie il settimanale «Gente» per lanciare un messaggio conciliante mentre sale la temperatura politica alla vigilia del voto amministrativo. «Il mio impegno in politica potrebbe concludersi con questo successo», anticipa Berlusconi che sembra voler rispondere a quanti scommettono sulla sua intenzione di tornare al più presto al centro dell'attività politica. Comunque non intende ritirasi a vita privata come uno sconfitto e l'uso del condizionale fa pensare anche ad una sua permanenza. Il Cavaliere, inoltre, rivendica sempre la bontà delle sue scelte fino a quella di fare un passo indietro e passare il testimone a Monti a Palazzo Chigi e ad Alfano alla guida del Pdl, fugando il sospetto che abbia dovuto subire in entrambi i casi. «Non me ne sono mai pentito. Pur avendo la maggioranza nelle due Camere, d'accordo con la direzione del mio partito decisi di fare un passo indietro nella speranza che, con un governo tecnico, si potesse avviare un confronto tra maggioranza e opposizione per approvare quelle riforme indispensabili per la governabilità del Paese». «Monti, di cui conoscevo la serietà e la competenza, ha avuto il mio appoggio, unitamente a quello del Pdl e spero che possano realizzare anche i provvedimenti che il mio esecutivo aveva avviato». «Per cambiare davvero l'Italia occorre qualcosa di eccezionale, un accordo tra maggioranza e opposizione che, profittando di un comune sostegno a un governo di tecnici, realizzi quelle riforme che una parte politica da sola non può realizzare». E per quanto riguarda la sua creatura, il Pdl, rinnova la stima al segretario: «È una persona di grande intelligenza e di assoluta serietà». Se Berlusconi auspica intese sulle riforme istituzionali non altrettanto aperto è verso la Rai che il centrosinistra, ma anche il governo, vorrebbe riformare . «Lo scorso anno - osserva - ha chiuso con un bilancio in attivo, non c'è quindi necessità di un commissariamento. C'è già una legge che ne regola la governance e non vedo l'utilità di cambiarla».

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