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Bossi torna all'attacco: «Andare a Roma è stato un errore»

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Ilpresidente della Lega ha rilanciato il messaggio leghista della prima ora, in occasione di un comizio elettorale a Como, senza grande piglio, un po' affaticato ma pur sempre convinto che la Lega deve ripartire «unita e compatta» per lasciarsi alle spalle le difficoltà seguite alla bufera giudiziaria. In generale Bossi resta convinto che il lavoro dei pm sia stato «tutto preparato» dal centralismo. Perché, ha sostenuto, «evidentemente qualcosa non quadra oppure è un paese di merda, in cui a Reggio Calabria avanzano il tempo di pensare alle beghe della Lega con tutta la mafia che hanno. Qualcosa puzza». Anche in quest'ottica, probabilmente, l'ex ministro delle Riforme ha esternato il suo ripensamento sulla strategia degli ultimi 15 anni. «Spero sempre che nessuno vada più a fare il deputato a Roma, me compreso - spiega - A posteriori andare a Roma è stato un errore: quando siamo andati sul Po e a Venezia dovevamo lanciare la lotta di liberazione, perché se gli dai tempo lo Stato si organizza e ti mette i mafiosi». E così adesso bisogna ripartire, con la battaglia contro il centralismo e il «governo delle banche» di Mario Monti, ma soprattutto con un partito compatto, a partire dal «Lega Unita Day» del primo maggio cui il Senatur ha annunciato la presenza.«La Lega - ha ribadito Bossi - aveva un grosso difetto, si era divisa. Dobbiamo essere assolutamente compatti e uniti, sono andato apposta a Besozzo convinto che con me e Maroni uniti non ci sono più discussioni». Il presidente della Lega ha ammesso che le amministrative saranno «difficili» ma si è detto «convinto che la Lega non crollerà perché il nord vuole la sua libertà». Per il resto, elezioni anticipate a ottobre e nuova alleanza con Silvio? «Si vedrà più avanti. Per ora a Berlusconi che ci ha offerto il suo aiuto, ho risposto "no, grazie"».

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