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Sequestrati i soldi dell'affaire Tanzania

Roberto Maroni

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Nessun incontro Bossi Maroni: i due leader del Carroccio sono impegnati in incontri pubblici in zone diverse per la campagna elettorale. Il protrarsi dell'attesa sembra testimoniare la tensione ancora presente tra i due, dopo la notizia del dossieraggio ai danni dell'ex ministro dell'Interno. Bossi ha assicurato che non sapeva? «Bene», risponde laconico Bobo. Le notizie sul fronte giudiziario intanto continuano ad emergere. Presso un notaio di Rovigo i magistrati hanno sequestrato 350 mila euro, che sarebbero parte dell'investimento da 1,2 milioni effettuato a Cipro dal consulente Paolo Scala, indagato assieme all'ex tesoriere Belsito. Sarà invece sentito dagli inquirenti milanesi che indagano sul Carroccio l'ex militante della Lega di Bologna Alberto Veronesi, espulso dopo le elezioni regionali del 2010. «Mi ha contattato la Procura di Milano attraverso i carabinieri, chiedendo la mia disponibilità per un giorno della prossima settimana. Ancora non so da chi sarò sentito, nè quando», ha spiegato. Nei giorni scorsi Veronesi aveva inviato al procuratore aggiunto del capoluogo lombardo, Alfredo Robledo, lo stesso esposto che aveva recapitato anche alla Procura bolognese, in cui denuncia illeciti nella gestione dei fondi elettorali. Mentre a Milano il senatore Piergiorgio Stiffoni si presenta spontaneamente dai magistrati a spiegare che gli investimenti in diamanti sono personali ed estranei agli affari di Belsito. «Non mi sembra di vedere reati», dice Maroni. Che però rifiuta la teoria del "complotto" antileghista: «Non credo ai complotti della magistratura e dei servizi segreti. Ho fatto il ministro dell'Interno e i servizi segreti sono capaci di tutto meno che di fare complotti», dice. Dentro la Lega «c'erano pasticci» e ora si deve continuare fare pulizia, «senza guardare in faccia a nessuno». Sul piano elettorale «questa campagna mediatica ci penalizzerà - ammette Maroni - Ma siamo ansiosi - aggiunge - di recuperare il consenso che questa brutta vicenda, temo, ci abbia fatto perdere». E allora si riparte anche dalla comunicazione, dopo che lo scontro interno è tracimato sui media attraverso le dichiarazioni di «maroniani» e «bossiani». Così, all'indomani dell'apparizione tv in cui Pini ha sollevato sospetti sulle spese dell'ex capogruppo Marco Reguzzoni, ecco arrivare, a porre un argine all'emergere di divisioni e tensioni, una lettera dei triumviri Maroni, Calderoli e Dal Lago. Una missiva inviata ai capigruppo di Camera e Senato per affermare che le presenze nelle trasmissioni tv dei parlamentari d'ora in poi dovranno essere «concordate con i presidenti dei gruppi». Un tentativo di restituire un'immagine unitaria al partito. «Facciamo vedere a tutti chi siamo - incita i militanti via Facebook Maroni - Nonostante tutto, io sono orgoglioso di essere leghista!!!».

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