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Grillo riempe le piazze e fa paura alla politica

Beppe Grillo

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Il fatto che Beppe Grillo sia diventato un politico di quelli da seguire lo dimostra, come sempre, l'attenzione che gli dedicano le tv. Domenica sera, dopo un comizio a Genova, la sua città, è stato intervistato da «Agorà» su Raitre, stamani sarà a Skytg24 e infine la sua faccia è entrata tra quelle degli «Sgommati», trasmissione che prende di mira i politici, trasmesso sempre sulla televisione di Murdoch. Tutto questo perché Beppe Grillo oggi, con i sondaggi che lo danno al 7 per cento, una cifra che lo porta ad essere il terzo partito del panorama nazionale, ben oltre la Lega ormai in caduta libera, fa paura. Soprattutto agli esponenti di Pd e Pdl che vedono nella ventata di antipolitica l'ossigeno che anima il movimento Cinquestelle del comico ligure. Il quale, da parte sua, in questi giorni sta correndo in lungo e in largo per l'Italia con incontri e manifestazioni proprio perché ha annusato il momento propizio: da Lecce a Carrara, da Pistoia a San Giorgio a Cremano e poi ancora Cesano Maderno, Taranto, Pozzuoli, Pitigliano, Legnano. Dalle grandi città ai paesi più piccoli Grillo riempie piazze, parla, incendia, incita, raccoglie consensi. E cavalca l'onda di protesta che sta dilagando. I partiti, a loro volta, iniziano a temere per i propri voti. Franco Frattini, ex ministro degli Esteri del Pdl, uno che è abituato a pesare attentamente le parole, ieri ha riassunto così il momento critico: «La sola idea di andare a votare è un disastro perché non guadagnerebbe il Pd di Pier Luigi Bersani, né il partito nostro: guadagnerebbe Grillo, come dicono i giornali di oggi, guadagnerebbe il populismo estremista». Il Partito Democratico, invece, preferisce non dare troppa importanza al leader del Movimento Cinque Stelle e spiega che in gioco non c'è tanto la sopravvivenza delle formazioni politiche ma la democrazia. «Non esistono timori del Pd su Grillo», hanno assicurato fonti vicine al segretario Pier Luigi Bersani, «non è quella la questione e non si scopre oggi il tema dell'antipolitica. È un tema che riguarda tutti, non si cada nel tranello che l'antipolitica riguardi solo la politica o il Pd. In gioco c'è la qualità della democrazia in Italia, del sistema». Da giorni, però, Bersani parla con preoccupazione di possibili «apprendisti stregoni» pronti a cavalcare l'onda sperando di trarne beneficio. Ma il fatto stesso di parlarne fa capire come il «fenomeno Grillo» non venga assolutamente sottovalutato. Specialmente se trova spazio addirittura nelle riflessioni di Massimo D'Alema, ieri a Palermo per sostenere il candidato a sindaco Fabrizio Ferrandelli. «Ho sentito il discorso di Grillo e sono rimasto impressionato perché non dice niente di nuovo – ha commentato – È l'impatto del primo Bossi di Roma ladrona e del Gabibbo. Siamo tornati alla politica dei primi anni '90, un film già visto, spero che gli italiani non vogliano rivedere un remake di questo film durato venti anni». Nella Lega ci pensa Roberto Maroni ad allontanare, scaramanticamente, il «ciclone» Grillo: «Vuole lo scalpo di tutti, non c'entra niente con noi. Noi diamo risposte concrete ai problemi del nord, Grillo è un'altra cosa non fa concorrenza a noi, ma alla sinistra». E a sinistra il più preoccupato è Nichi Vendola: «Beppe Grillo è un fenomeno di populismo che non ha le caratteristiche per offrire una prospettiva al nostro Paese. Considero il populismo un nemico». Nel frattempo il comico genovese continua a picchiare duro su tutta la politica. Ieri sera in un comizio a Cesano Maderno, in Brianza, ha attaccato anche Napolitano: «Se gli islandesi avessero avuto un Presidente della Repubblica come il nostro sarebbero morti di debiti, invece avevano un presidente della Repubblica che ascolta i cittadini. Per questo hanno fatto un referendum e hanno privatizzato le due banche responsabili del fallimento». E l'antipolitica vola.

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