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ABC non si levano il finanziamento

Il segreatrio del Pdl Angelino Alfano, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e il segretario dell'Udc Pier Ferdinando Casini

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«Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici destinati ai partiti - già drasticamente tagliati dalle manovre finanziarie del 2010-2011 - sarebbe un errore drammatico, che punirebbe tutti allo stesso modo (compresi coloro che in questi anni hanno rispettato scrupolosamente le regole) e metterebbe la politica completamente nella mani di lobbies, centri di potere e di interesse particolare». Firmato Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini. Il contenuto del messaggio non è certo una novità. Da giorni i leader dei principali partiti che sostengono il governo Monti avevano esplicitato la loro contrarietà ad un taglio secco e indiscriminato alle risorse che lo Stato destina all'attività politica (2,3 miliardi negli ultimi 18 anni). Guai a cedere alla demagogia, avevano avvertito. Ma le parole, si sa, svaniscono facilmente. Così ABC hanno scritto una proposta di legge, presentata il 12 aprile alla Camera, su «Misure per garantire la trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti e dei movimenti politici». Ed è nella relazione al testo, composto da un unico articolo con 9 commi, che hanno inserito il loro messaggio: niente cancellazione dei finanziamenti, sarebbe un errore. Per ABC, infatti, il nodo da sciogliere è un altro. «Il finanziamento dei partiti - si legge - presuppone regole certe che garantiscano la trasparenza e il controllo sui bilanci». Come? Occorre «trasformare il finanziamento pubblico nella leva per riformare i partiti (...) La strada maestra è quella della discussione e dell'approvazione di una legge organica che trasformi i partiti in associazioni riconosciute dotate di personalità giuridica, con precisi requisiti statutari». Ed eccola qua, la legge. Inizialmente doveva essere un emendamento al decreto fiscale, ma è stato respinto per estraneità di materia. Così Alfano, Bersani e Casini hanno messo in atto il piano B. Per fare in fretta hanno chiesto che la Commissione Affari Costituzionali tratti la norma in sede legislativa. Nessun passaggio in Aula. Ieri la richiesta è stata annunciata. Già oggi la Camera dovrebbe votare. Bastano 63 contrari per respingerla. L'Idv ha già detto che non si metterà di traverso. I Radicali sono favorevoli «a condizione di avere tempi congrui per la presentazione di emendamenti e il relativo dibattito nonché alla trasmissione in diretta televisiva delle dichiarazioni di voto finale alla stessa ora, sulla stessa rete e per la stessa durata dei dibattiti importanti». Se votassero no assieme ai colleghi della Lega (59), la richiesta di legislativa verrebbe respinta e ABC farebbero l'ennesima figuraccia. Già l'aver definito la cancellazione un «errore drammatico», infatti, non ha di certo fatto salire la loro popolarità. E poi c'è il testo che non affronta né il tema della riduzione dei finanziamenti, né decide cosa succederà il 31 luglio quando i partiti dovrebbero incassare l'ultima tranche dei rimborsi per le Politiche del 2008. Una "torta" da 100 milioni di euro. La discussione è più che mai aperta: prenderli? Rinunciare? Posticipare il pagamento? Dal Pd fanno sapere che oggi, durante la segreteria, il partito affronterà l'argomento e che i Democratici sono comunque pronti «a discutere da subito una riforma di sistema per ridurre ulteriormente il finanziamento pubblico». Per ora, però, l'unica cosa sul tavolo resta la proposta presentata alla Camera. Il contenuto è noto: obbligo per i partiti di sottoporre i bilanci a società di revisione esterna; obbligo della pubblicazione degli stessi su internet; istituzione di una commissione per la trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti coordinata dal presidente della Corte dei Conti e composta dal presidente del Consiglio di Stato e dal primo presidente della Cassazione; chi commetterà irregolarità verrà punito con un taglio dei contributi elettorali pari a tre volte l'importo dell'irregolarità stessa; infine si abbassa da 50.000 a 5.000 euro la soglia oltre la quale vanno dichiarati i contributi ai partiti. Tutto questo prima che il testo passi al vaglio del Parlamento. Dove, si sa, ogni cosa può ancora succedere.

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