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Un lungo «brain storming» con i suoi ministri per capire come far ripartire il Paese.

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Perquesto Mario Monti ha rinviato la discussione del Documento di Economia e Finanza previsto nel Cdm di oggi a uno straordinario fissato per mercoledì. Il Consiglio, che inizierà alle cinque e mezza del pomeriggio, si deve già occupare dei provvedimenti contenuti nella Delega fiscale e di alcune direttive in scadenza. In più, probabilmente, verrà esaminato anche il Beauty contest, il piano che prevede la gara per l'assegnazione delle frequenze tv. Troppa carne al fuoco in un giorno solo. Soprattutto perché prima del Consiglio dei Ministri, alle 11, il premier apre una consultazione che considera decisiva per il suo governo. Forse anche di più della riforma del lavoro. E che durerà parecchie ore. Il punto da approfondire è che cosa si può fare – in breve, brevissimo tempo – per aiutare la crescita del Paese. La parte dedicata al riordino dei conti, alle lacrime e sangue, ai sacrifici chiesti ai cittadini – è il ragionamento – è stata fatta. Non senza difficoltà. Ora però l'esecutivo deve dar forma all'altro pilastro su cui poggia il piano di rilancio dell'Italia. E sono i provvedimenti su cui deve lavorare Corrado Passera, sul quale il premier è in pressing da qualche settimana. L'accusa, che gira e rimbalza nelle stanze dei vari ministeri, è che fino ad oggi l'ex consigliere delegato di Banca Intesa abbia fatto troppo poco di quel che era il suo compito. Mario Monti ha ascoltato preoccupato martedì scorso le parole di Giorgio Napolitano che per la prima volta ha ripreso con durezza il governo sulla necessità di pensare soprattutto alla crescita. E un altro campanello di allarme è rappresentato dalle stime che rivedono al ribasso la crescita del Pil italiano l'anno prossimo, addirittura di un punto rispetto allo 0,4 per cento previsto solo qualche mese fa a palazzo Chigi. Due «eventi» che hanno convinto il Professore a stringere i tempi per mettere a punto il piano per lo sviluppo. Anche per arrivare con qualche proposta in mano al vertice di domani con Alfano, Casini e Bersani. Non ci sarà, però, un megaprovvedimento in grado di sbloccare la situazione. Corrado Passera lo ha ammesso ieri, intervistato da Lucia Annunziata: «Non abbiamo la bacchetta magica». Si tratterà piuttosto di piccoli provvedimenti ma uniti tra di loro. Al primo posto c'è la necessità di sbloccare i debiti che lo Stato ha con le aziende. Passera ha in mente un tavolo da allargare anche alle banche – per trovare strumenti per favorire il sistema dei finanziamenti – ma sta pensando anche a rilanciare il sistema delle compensazioni: se un'impresa ha dei debiti verso l'amministrazione pubblica questi saranno «pareggiati» con i crediti. Da approfondire durante la riunione a palazzo Chigi ci sarà anche il capitolo dell'accesso al credito delle aziende. E qui entrano pesantemente in gioco le banche. I soldi che hanno avuto dalla Bce – 260 miliardi al tasso dell'1 per cento – dovranno essere, almeno in parte, rimessi in circolazione a favore degli imprenditori. Poi c'è la parte che riguarda le opere pubbliche e l'esecutivo dovrà spiegare quali sono quelle che considera strategiche e su quali vuole puntare. Per quanto riguarda i ragazzi c'è il progetto «Start Up», il piano per l'imprenditoria giovanile che dovrebbe decollare entro l'estate. Il progetto prevede incentivi sia fiscali sia a livello normativo per far partire le nuove imprese. A «cavallo» tra la riunione sulla Crescita e il consiglio dei ministri, il governo dovrà iniziare a esaminare anche il nuovo piano che prevede la gara per l'assegnazione delle frequenze tv, il cosiddetto Beauty contest. Il decreto legge sarebbe pronto anche perché deve essere approvato entro il 20 aprile, quando scade la sospensione della procedura per l'assegnazione gratuita decisa dal ministero per lo Sviluppo Economico. La Commissione europea ha già espresso informalmente un parere positivo sul documento che seguirebbe la linee dettate da Bruxelles in particolare in tema di concorrenza, anche se per il via libera ufficiale si attendono nuovi elementi. In ogni modo le frequenze da assegnare dovrebbero essere divise in due pacchetti: quelle della banda 700 Mhz, che potranno essere destinate anche alla banda larga mobile, dovrebbero essere oggetto di un'assegnazione «a termine», probabilmente di tre anni, e dunque essere messe a gara separatamente con introiti presumibilmente inferiori. Un maggior incasso dovrebbe garantire invece l'assegnazione delle frequenze destinate esclusivamente ai servizi tv, assegnabili per un periodo più lungo.

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