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Respinto l'«emendamento trasparenza» sui bilanci

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Maè stato trasformato in una proposta di legge firmata da "ABC" per la quale si intende chiedere l'esame in sede legislativa. Come è noto il capo dello Stato si è espresso pubblicamente più volte contro la trasformazione dei decreti in "leggi omnibus" e ieri Napolitano, riferiscono fonti parlamentari, avrebbe avuto modo di ripeterlo prima al presidente della Camera, Gianfranco Fini, quindi, poco dopo, al leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ricevuto al Quirinale. A imporre il dietrofront è stata l'inammissibilità dell'emendamento comunicata, con una lettera di Fini, al responsabile della commissione Finanze Gianfranco Conte. È stata una «decisione obbligata», si spiega a Montecitorio, «visto che l'emendamento era estraneo per materia al decreto fiscale». Eppure tra gli "sherpa" che hanno scritto il testo è palpabile il malumore. «Avevamo ricevuto dalla presidenza della Camera - racconta uno di loro - ampie assicurazioni sul fatto che sarebbe stata concessa l'ammissibilità». Lo "stop" sarebbe stato quindi determinato, raccontano fonti ben informate, dalle note posizioni dell'ufficio giuridico del Quirinale. In più, si dice che anche dai presidenti di Corte dei Conti, Consiglio di Stato e Cassazione, che dovrebbero costituire la Commissione di controllo per la trasparenza, sarebbero arrivati segnali di scarso gradimento per la scelta di affidare a loro la "patata bollente".

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