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Salvi: «Lo spirito era quello giusto. I problemi iniziarono dopo il '99»

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MaCesare Salvi, attualmente presidente del Consiglio nazionale della Federazione della sinistra, non ha buchi di memoria. Allora era senatore del Pds e fu relatore della legge che modificava il sistema dei rimborsi elettorali ai partiti. «Il referendum abrogativo promosso dai Radicali - racconta - aveva abolito il finanziamento pubblico ma, per espressa volontà dei promotori, aveva tenuto in vita il sistema dei rimborsi. E nel 1993 decidemmo di regolamentarlo introducendo un limite alle spese elettorali a candidati e partiti». L'intenzione forse era buona, ma il risultato non è stato proprio eccezionale. «Ma non è colpa di ciò che successe allora. I problemi arrivarono dopo. La legge del 1993 legava l'erogazione delle risorse alle spese della campagna elettorale. E, magari in maniera discutibile, cercava di tenere conto del risultato elettorale. Nel 1997, invece, introdussero il 4 per mille. Un meccanismo che distribuiva soldi a tutti i partiti. I cittadini, infatti, non destinavano direttamente la quota dell'Irpef alla forza politica in cui si riconoscevano. È stato un fallimento. Poi è arrivato il 1999...» Annus horribilis. «Nel 1999 si è reintrodotto il vero finanziamento pubblico. Nessuna attinenza con le spese della campagna elettorale. E bastava raggiungere il 4% per ottenere il rimborso. Da lì in poi si sono succeduti gli aumenti». Fino ad oggi quando il meccanismo è esploso nuovamente. E ora c'è chi, come Alfano, propone di introdurre qualcosa di simile al 5 per mille. «È curioso che la proposta metta d'accordo Alfano e Travaglio. A parte le battute, forse è l'unico sistema. Se qualcuno vuole finanzia i partiti. E questi devono guadagnarsi i soldi. Anche perché non possiamo permetterci di far prevalere un sistema di finanziamento privato che anche negli Usa non funziona. Certo, bisogna aumentare le tutele. Mi sembra che le proposte, così come emergono dal dibattito, rischino di essere insufficienti». Scusi ma le sembra normale che nel 2012 si dicano le stesse cose che dicevate nel 1993? «Sì, anche oggi si parla di trasparenza, di Corte dei Conti che deve vigilare sui bilanci. Le ripeto, "l'intoppo" è arrivato nel 1999. La logica del 1993 era buona, si può tornare a un meccanismo che lega spesa e rimborsi, magari correggendo i difetti che si sono evidenziati in questi anni. Di certo, visto il periodo, i partiti devono ridurre le spese e tagliare i fondi». Difetti che qualcuno, già allora, aveva denunciato. Perché non vi è venuto il dubbio che potesse avere ragione? «Era l'inizio della Seconda Repubblica. L'introduzione del maggioritario e il nuovo sistema dei rimborsi elettorali sembravano la strada per produrre un rinnovamento. Abbiamo scoperto poi che la Seconda Repubblica ha prodotto un peggioramento». Nic. Imb.

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