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Gli enti locali ci tartassano Addizionali: 1.230 euro a testa

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È il calcolo della Cgia. Ma il peggio dove ancora venire A breve si faranno sentire gli effetti delle manovre di Monti

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Comuni,Province e Regioni alle prese con i problemi di bilancio e non potendo più contare sui pingui trasferimenti dello Stato, si rivalgono usando loa leva fiscale e aumentando le imposte di loro pertinenza. Mediamente ogni cittadino sborsa 1.230 euro l'anno per addizionali e altri balzelli di Comuni, Province e Regioni. Ma il peggio, avverte la Cgia di Mestre, che ha elaborato la classifica - deve ancora venire. Perchè la fotografia della pressione tributaria locale è stata scattata nel 2011, prima della raffica di aumenti introdotti dalle due manovre dell'estate del Governo Berlusconi, e del decreto «Salva Italia» dell'esecutivo Monti; quest'ultimo, solo con Imu e aumento dello 0,33% dell'addizionale regionale Irpef, porterà allo Stato un maggior gettito di 12,8 miliardi di euro. «È certo che nel 2012 - spiega Bortolussi - assisteremo a una impennata impressionante della tassazione locale, con effetti però per le casse delle Regioni e degli enti locali molto modesti». Già prima di queste misure, tuttavia, i contribuenti dovevano mettere mano al portafogli in modo pesante per far fronte alla fiscalità locale. I più spremuti - riferisce la Cgia - sono gli abitanti della Lombardia, con ben 8 Comuni capoluogo nei primi 10 posti della classifica generale. Al top c'è Varese, con una pressione tributaria locale pro capite di 1.714 euro, seguita da Lecco (1.681) e Bergamo (508). Il gradino più basso del podio è occupato da tre Comuni con la stessa pressione tributaria locale (1.665 euro), Bergamo, Monza e Bologna. Chiudono la graduatoria nazionale invece tre Comuni capoluogo del Sud: Caltanisetta, con 789 euro pro capite, Agrigento (767) e Lanusei (671). A parziale consolazione, per chi paga di più, il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, ricorda che in base al principio della progressività, che regola il sistema fiscale italiano, nelle realtà dove si versano più tasse i livelli di reddito sono mediamente più elevati e, quasi sempre, qualità e quantità dei servizi offerti sono migliori. «Insomma - sottolinea Bortolussi - nei territori più ricchi si paga in misura maggiore, ma si riceve anche di più». Per spiegare il caso Lombardia, invece, la Cgia sottolinea come la pressione tributaria locale di questa regione sia mediamente più elevata che nel resto del Paese perchè qui è molto forte il carico fiscale riconducibile all'Irap, imposta applicata dalle Regioni e pagata non dai cittadini ma dalle imprese. Tant'è che i sindacati hanno rilanciato l'appello al governo ad abbassare la pressione fiscale perché è l'unica ricetta per rimettere in moto l'economia. Più soldi si sottraggono alle tasche dei contribuenti, più risparmio viene intaccato e più consistente è il calo dei consumi e di coseguenza della produzione industriale. «Bisogna ridurre le tasse per rilanciare i consumi e salvare i posti di lavoro: si tratta dell'unico modo per impedire una tragedia sociale e per combattere l'impoverimento che si sta verificando» tuona il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. Lo studio della Cgia non tiene conto del decreto Salva Italia e di altri rincari che si sono succeduti in questi mesi, che alza di molto il conto girato agli italiani. Dalla spremitura della casa con l'Imu, all'aumento della benzina, dall'inasprimento delle tariffe di luce e gas al decollo delle addizionali comunali e regionali. La lista è lunga e se Monti ha messo l'Italia in salvo dal rischio di finire come la Grecia, il conto di questa operazione è salato. Si è già fatta sentire l'addizionale regionale che è stata aumentata dallo 0,9% all'1,23%. Ma si tratta di soglie minime perché se una Regione ha bisogno urgente di far cassa applicherà un prelievo maggiore. È il caso della Campania che ha il record dell'addizionale al 2,03%. Secondo i calcoli del Caf Cisl, ogni 10mila euro di reddito si pagheranno solo con le addizionali tra i 60 e i 93 euro in più all'anno. Da qui a fine anno dovrebbero quindi entrare nelle casse dei Comuni e delle Regioni 2,2 miliardi. Il vero salasso arriverà con l'Imu a cominciare dall'acconto che si deve pagare entro il 18 giugno. Nessuno sarà risparmiato; colpite prima case, seconde case e quelle affittate. Le uniche agevolazioni previste sono i 200 euro per la prima casa e i 50 euro nel caso di figli sotto i 26 anni e residenti nell'abitazione. I Comuni potranno alzare le aliquote anche al massimo se si renderà necessario ai fini del risanamento del bilancio. Un'altra stangata arriva dalla benzina che ormai ha toccato la soglia record di 2 euro. La responsabilità anche in questo caso, non è dell'oscillazione del prezzo al barile, ma del decreto Salva Italia con cui Monti ha alzato le accise su benzina, gasolio e Gpl. Il governo conta di racimolare da questa voce un gettito di circa 6 miliardi entro la fine dell'anno. Meno conosciuta dell'Imu, ma non per questo meno onerosa è la Tares, il tributo comunale sui rifiuti e servizi. Dal primo gennaio 2013 sostituirà la vecchia Tarsu, la tariffa sui rifiuti solidi urbani e servirà a finanziare i servizi cosiddetti invisibili dei Comuni come i vigili urbani o la manutenzione del verde cittadino. Il ministero dell'Economia dovrà emanare a breve un decreto attuativo per stabilire l'importo.

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