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L'altolà di Napolitano ai partiti. "Ora regole più trasparenti"

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Il capo dello Stato Giorgio Napolitano

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Nessun monito, per carità. Che al Capo dello Stato - è stato lui stesso a precisarlo pochi mesi fa - non piace «bacchettare» nessuno. Da Giorgio Napolitano arriva, però, un altolà perentorio ai partiti: servono misure corrette e trasparenti per la vita interna e per i finanziamenti pubblici. Dopo l'ennesimo caso di malaffare nella gestione del denaro pubblico, il presidente della Repubblica rinnova il suo appello ai partiti ad autoriformarsi per non alimentare quella antipolitica che lui considera ovviamente un elemento negativo della vita pubblica. Il caso del tesoriere della Lega è solo l'ultima goccia che ha fatto tracimare il proverbiale vaso, ma il Presidente non dimentica i precedenti, dal tesoriere della Margherita ai casi delle giunte di Bari, della Lombardia, toccando di volta in volta diverse amministrazioni e i partiti di tutto l'arco costituzionale. L'allarme al Colle è dunque alto e non riguarda una singola forza o un singolo caso, ma il sistema partitico nel suo complesso. Ecco perché dal Quirinale si sottolinea l'«esigenza di adeguate iniziative in sede parlamentare volte a sancire per legge regole di democraticità e trasparenza nella vita dei partiti e meccanismi corretti e misurati di finanziamento della loro attività». Napolitano sollecita, insomma, una nuova legge sul finanziamento ai partiti e una norma sulla vita interna degli stessi. Nessun intervento su questa o quell'indagine, sia chiaro: «Ferma restando l'autonomia dei procedimenti giudiziari in corso, e nel rispetto dei diritti sia degli indagati sia di tutti i soggetti interessati, è doveroso rilevare che sono venuti emergendo casi diversi di notevole gravità relativi alla gestione dei fondi attribuiti dalla legge ai partiti». Il Capo dello Stato cita dunque l'articolo 49 della Costituzione, in cui i partiti sono indicati come lo strumento dei cittadini per «concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Un ruolo che nella nota diramata dal Colle viene indicato ancora come «essenziale», ma che richiede «regole di democrazia e trasparenza nella vita dei partiti» e «meccanismi corretti e misurati di finanziamento». Quello del capo dello Stato vuole essere allora un incentivo. Già martedì il presidente del Senato Renato Schifani aveva avvertito che serve «una legge sulle regole e sulla contabilità che contribuisca a dare credibilità a tutti i partiti». Che la situazione sia in forte movimento su questo versante è confermato dall'invio da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini all'ufficio di presidenza, alla prima commissione e ai capigruppo di Montecitorio della lettera con i «suggerimenti» del collegio dei revisori dei bilanci dei partiti volti a rendere più trasparenti e effettivamente controllabili le finanze delle formazioni politiche. Una prima risposta è giunta dal capogruppo Pd Dario Franceschini che ha sottolineato a Fini l'urgenza di calendarizzare per l'Aula, la proposta di legge di regolamentazione della vita partiti, in particolare i controlli sui loro bilanci. Tutti - sull'onda degli choc giudiziari - sembrano essere d'accordo. Re Giorgio vigila.

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